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La ricetta di Giovanni Tria per l'Economia: "Aumentare l'Iva per fare la flat tax"

Davide Di Santo
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Nato a Roma 70 anni fa (da compiere il 28 settembre) si è laureato nel 1971 in Giurisprudenza alla Sapienza, parla inglese e francese. Giovanni Tria, il nuovo ministro dell'Economia del governo giallo-verde, è preside della facoltà di Economia dell'Università di Tor Vergata oltre a essere stato presidente della Scuola Nazionale dell'amministrazione. Commentatore delle vicende economiche sul sito formiche.it, il professore ha sicuramente le idee chiare. Pochi giorni fa criticava nemmeno tanto velatamente il contratto Lega-M5S proprio per la sua vaghezza in termini di coperture. Un libro dei sogni, insomma, che a via XX settembre gli toccherà mettere in pratica. "In genere - scriveva Tria - la realtà delle cifre ridimensiona spesso la visione e fino ad oggi non èemerso un accordo chiaro su quali siano i paletti di bilancio che si vorranno rispettare. Se le compatibilità di bilancio del programma dipenderanno da un improbabile mutamento delle regole europee (abbiamo già avuto un governo che èpartito con il proposito di battere i pugni sul tavolo a Bruxelles) o se queste regole saranno forzate". Ma cosa ci si può aspettare dal (forse) futuro ministro dell'Economia? Ebbene una cosa è abbastanza chiara e forse farà saltare sulla sedia qualcuno. Tria infatti si è dichiarato favorevole a far scattare le clausole di salvaguardia per finanziare la flat tax. Quindi aumento dell'Iva per abbassare le tasse. Un mantra che Tria ripete da anni: "Come ho sostenuto da oltre un decennio e non da solo, ritengo che in Italia si debba riequilibrare il peso relativo delle imposte dirette e di quelle indirette spostando gettito dalle prime alle seconde", scriveva sempre su formiche.it. Insomma una cosa non da poco. Per il professore si tratta di "una scelta di policy sostenuta da molto tempo anche dalle raccomandazioni europee e dell'Ocse perché favorevole alla crescita e non si capisce perché non si possa approfittare dell'introduzione di un sistema di flat tax per attuare un'operazione vantaggiosa nel suo complesso". Sulla flat tax del contratto gialloverde diceva: "Si parla di partire con una doppia aliquota. La questione e' tecnicamente complessa ma ciò che conta è avviare il processo di semplificazione del sistema e la sua sostenibilità dipende non tanto dall'aliquota unica o le due aliquote, ma dal livello delle aliquote. La scommessa, secondo i sostenitori della riforma, e' che essa porti a effetti benefici sulla crescita e quindi generi quel gettito fiscale aggiuntivo che dovrebbe compensare, almeno in parte, anche il costo iniziale della riduzione delle aliquote". Qualche dubbio in più sul reddito di cittadinanza: "Non sappiamo ancora cosa sarà questo reddito di cittadinanza e, quindi, le risorse richieste e l'ampiezza del pubblico dei beneficiari. Esso sembra oscillare tra una indennità di disoccupazione un poco rafforzata, (e tale da avvicinarla a sistemi già presenti in altri paesi europei, come ad esempio in Francia, certamente più generosa dell'Italia con chi perde il lavoro) e magari estesa a chi è in cerca di primo impiego, e un provvedimento, improbabile, tale da configurare una società in cui una parte della popolazione produce e l'altra consuma". 

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