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Pensioni, Draghi contro Salvini:la legge Fornero non si tocca

E oltre alla Bce anche il Fmi ha già alzato il cartellino rosso contro una revisione dell'attuale normativa

Filippo Caleri
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La Banca Centrale Europea ha deciso: la Fornero non si tocca. O meglio se si tocca saranno dolori (finanziari) nel lungo termine. A Matteo Salvini, che sulla sua rottamazione ha costruito una parte del successo elettorale, saranno fischiate le orecchie. E la sfida che, in un ipotetico governo con la Lega dentro, si trova davanti è molto difficile. Considerato che anche altri organismi internazionali come il Fondo Monetario Internazionale hanno già alzato il cartellino rosso contro una revisione dell'attuale legge pensionistica.  In un recente studio tre economisti del Fmi Michal Andrle, Shafik Hebous, Alvar Kangur e Mehdi Raissi intitolato "Italy: Toward a Growth-Friendly Fiscal Reform" hanno spiegato che al momento la nostra spesa pensionistica, nonostante la criticata e dura riforma Fornero, con il 16% del Pil è la seconda più alta, superata solo dalla Grecia. Una considerazione che di fatto stoppa le velleità rottamatrici di Salvini. Al Fmi si è aggiunto anche Draghi ha fatto subito presente il suo pensiero sulla materia: "Molti paesi hanno già applicato delle riforme dei sistemi pensionistici dopo la crisi del debito sovrano, sebbene il passo delle riforme abbia fatto registrare un rallentamento di recente. Ulteriori riforme in questo settore sono essenziali e non devono essere ritardate, anche alla luce di considerazioni di politica economica". Questo l'estratto del bollettino economico della Banca Centrale Europea che sarà pubblicato domani mattina. Citando le statistiche Eurostat, la Bce ha ricordato che gli over 65enni rispetto al totale di chi lavora è prevista in crescita da poco più del 30% nel 2016 a oltre il 52% nel 2070. In Italia, dove questa percentuale è  già ora fra le più alte in Europa, gli over 65enni nel 2070 saranno oltre il 60%, un livello che il mostro Paese condividerà con Grecia e Cipro mentre il Portogallo deterrà il primato negativo con il 67%. L'invecchiamento della popolazione avrà importanti implicazioni macro-economiche e fiscali per l'eurozona. In particolare l'invecchiamento della popolazione porterà a un declino nella disponibilità della forza lavoro ed "è probabile che avrà un effetto negativo sulla produttività  mentre le implicazioni in termini di risparmi e di investimenti varieranno nel tempo, a seconda di come avverrà l'ingresso fra le file dei pensionati delle varie classi di età, a partire dalla generazione del baby-boom". Insomma per chi pensava che con un semplice tratto di penna si potesse cancellare una delle leggi più odiate dagli italiani dovrà attendere le soluzioni, a questo punto da inventare di sana pianta visto che le risorse non sembrano esserci, del prossimo esecutivo. Certo è che lo scontro di punti di vista riporta all'eterno conflitto tra la supremazia dell'economia (e dunque del rispetto dell'equilibrio economico) e quella della politica. Il destino dei pensionandi è appeso a chi vincerà il duello. Inutile scervellarsi per capire da quale parte stanno oggi gli italiani. 

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