L'UE CAMBIA IDEA SUI LAVORATORI DISTACCATI

Addio all'idraulico polacco a basso costo. La paga è la stessa dell'italiano

Filippo Caleri

Sarà il vento sovranista. O la necessità per i burocrati europei di adeguarsi alle istanze delle categorie che più hanno sofferto l'apertura delle frontiere nazionali come artigiani e professionisti, sta di fatto che dopo anni di richieste arriva un primo atto che mette un freno alla concorrenza sleale tra lavoratori europei, soprattutto di quelli dei paesi dell'Est che lavorano in quelli dove i costi del lavoro sono più alti con le condizioni salariali dei paesi di origine (molto più bassi). Insomma per capire dovrebbe sparire la possibilità dell'ormai celebre idraulico polacco di lavorare in Francia o in Germania con stipendi tarati sui parametri, molto più convenienti di Varsavia. Un gap di costo che di fatto ha sempre messo fuori gioco nelle gare d'appalto le imprese locali. Da oggi non dovrebbe essere più così. E' stato raggiunto nella notte l'accordo finale tra Consiglio Ue e Parlamento Europeo sulla revisione della direttiva sui lavoratori distaccati, una delle questioni centrali delle riforme necessarie per l'Ue, secondo il presidente francese Emmanuel Macron. D'ora in avanti, ha spiegato il Parlamento Europeo, le persone inviate temporaneamente a lavorare da un Paese Ue a un altro "otterranno la stessa paga" di un collega locale "per lo stesso lavoro svolto nello stesso luogo". Per lavoratore distaccato si intende il salariato mandato da un datore di lavoro a svolgere un servizio in un altro Paese dell'Ue, su base temporanea. Nel 2016 nell'Ue c'erano 2,3 milioni di lavoratori distaccati nell'Ue: tra il 2010 e il 2016 il distacco dei lavoratori è cresciuto del 69% nell'Ue. E' un fenomeno che ha sollevato diffuse preoccupazioni nei Paesi più ricchi e sviluppati dell'Ue, come la Francia, dove Philippe de Villiers popolarizzò lo spauracchio dell'idraulico polacco, o come la Svezia, dove una compagnia lettone, la Laval, nei primi anni 2000 era andata a costruire una scuola, a Vaxholm, nei pressi di Stoccolma, pagando i muratori al salario lettone. L'azienda si era rifiutata di applicare gli accordi collettivi svedesi ai suoi lavoratori. La Laval andò in bancarotta dopo un boicottaggio organizzato per protesta dai sindacati svedesi, e fece ricorso alla Corte di Giustizia Ue, la quale stabilì che il boicottaggio disturbava il libero movimento dei servizi, menzionato proprio nella direttiva sui lavoratori distaccati. Secondo il testo concordato dalla presidenza Ue e dagli eurodeputati, tutte le regole del Paese ospite in materia di remunerazione, inclusi alcuni accordi collettivi, si applicano ai lavoratori distaccati. I negoziatori del Parlamento hanno insistito affinché possano applicarsi anche i grandi accordi collettivi, regionali o settoriali. Inoltre, i costi di viaggio, vitto e alloggio dovranno essere pagati dal datore di lavoro, anziché detratti dal salario del lavoratore distaccato come talora succede. I datori di lavoro dovranno anche far sì che l'alloggio fornito ai lavoratori inviati a lavorare all'estero sia decente, in linea con le norme vigenti nella nazione ospite. La durata del distacco del lavoratore è stata fissata a 12 mesi, con una possibile estensione di 6 mesi, per un totale di 18 mesi: passato questo periodo, il lavoratore potrà restare nel Paese in cui è stato inviato a lavorare, ma inizieranno ad applicarsi le leggi dello Stato Ue in cui opera (incluse quelle sul regime contributivo, che varia molto da Paese a Paese). Un passo in avanti verso l'armonizzazione delle regole che ha finora frenato l'amore di molti europei per l'Unione Europea. Nell'ansia di abbattere le frontiere infatti molti lavoratori hanno perso garanzie e potere d'acquisto creando disagi che hanno trovato espressione nei movimenti sovranisti.