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Ghizzoni: "La Boschi mi chiese di valutare l'acquisizione di Etruria"

Maria Elena Boschi e Federico Ghizzoni

L'ex numero uno di Unicredit: "Ma dal ministro non avvertii pressioni"

Carlo Antini
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Mancava l'ultimo tassello chiave. La controprova rispetto alle parole, 66 in tutto, scritte dall'ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli che hanno di fatto aperto il caso Boschi-Banca Etruria. È arrivata con l'audizione dell'ex Ad di Unicredit Federico Ghizzoni, che ha sostanzialmente confermato i fatti, l'incontro in cui Maria Elena Boschi gli chiede delle valutazioni in corso da parte di Unicredit rispetto all'ipotesi di una acquisizione di Bpvi, pur evidenziando di non aver subito pressioni. A sorpresa, però, c'è spazio per un nuovo colpo di scena. Il banchiere ha riferito di una mail ricevuta da Marco Carrai, imprenditore considerato vicino a Renzi, in cui si sollecita una risposta sullo stesso dossier. La ricostruzione parte dai rapporti con la Boschi. Dopo alcuni incontri occasionali nei mesi precedenti, Ghizzoni ebbe il 12 dicembre un incontro "da solo" a Palazzo Chigi con l'allora ministro nel quale "mi chiese se era pensabile per Unicredit valutare un'acquisizione o un intervento su Etruria: risposi che non ero in grado di dare nessuna risposta". Il ministro, prosegue nel racconto Ghizzoni, "convenne, ci lasciammo con l'accordo che l'ultima parola spettava a Unicredit che avrebbe deciso solo nel suo interesse. Fu un colloquio cordiale, e non avvertii pressioni", sottolinea. "La considerai una richiesta abbastanza normale: un ceo di una banca come Unicredit deve essere in grado di mettere in chiaro che è la banca che decide, messaggio che fu assolutamente condiviso" osserva l'ex ad. Poi, Ghizzoni aggiunge un particolare che ha rilevanza. "Mi è stato chiesto di valutare un possibile intervento, nella nostra indipendenza". Nelle settimane successive, dopo la risposta negativa della banca, "non ci furono mai richieste di nessun genere da alcun ministro, e onestamente - riconosce Ghizzoni - se ci sono stati cambiamenti politici o nell'atteggiamento nei confronti di Unicredit non ce ne siamo accorti". Una versione che riconoscono sia Boschi sia de Bortoli. "Confermo la relazione iniziale di Ghizzoni. Non ho fatto alcuna pressione. Io ho solo chiesto info. Adesso la parola al Tribunale", dice l'ex ministro. "Ringrazio Federico Ghizzoni per aver confermato la richiesta dell'allora ministra Maria Elena Boschi di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria", ribatte il giornalista, "aspettando che sia il Tribunale a dire l'ultima parola credo che la penultima l'abbia già detta Ghizzoni". Ma non finisce tutto il 12 dicembre 2014. Il 13 gennaio 2015, ricostruisce ancora Ghizzoni, "mi arrivò una mail molto sintetica da Marco Carrai in cui si diceva: su Etruria mi è stato chiesto nel rispetto dei ruoli di sollecitarti se possibile". Il banchiere, quindi, aggiunge: "Mi chiesi chi poteva aver sollecitato Carrai, ma decisi volutamente di non chiedere nessun chiarimento per non aprire nessun canale di comunicazione: risposi a Carrai 'ok ti confermo che stiamo lavorando, alla fine contatteremo i vertici di Etruria". Dopo di che, "non l'ho più sentito su quell'argomento". Rispondendo alle domande dei parlamentari, il banchiere fa riferimento al ruolo di Carrai. "Non l'ho mai considerato un interlocutore politico", dice, e, facendo riferimento ancora alla mail, aggiunge: "L'ho considerato una persona che parla per conto di altri, un privato che chiede una cosa non di sua competenza". E questa è anche la tesi dello stesso Carrai. "Si trattava di questione tecnica, niente di più. Ero interessato, "nel rispetto dei ruoli" come ho scritto non a caso nell'email, a capire gli intendimenti di Unicredit riguardo Banca Etruria perché un mio cliente stava verificando il dossier di Banca Federico Del Vecchio, storico istituto fiorentino di proprietà di Etruria", dice. Secondo l'imprenditore, quindi, "tutto assolutamente trasparente, tutto assolutamente legittimo. Semplicemente una email come decine di altre che ho con Ghizzoni su altri argomenti". Carrai conclude con un avvertimento. "Da cittadino sono sorpreso che l'attenzione della Commissione di Inchiesta si concentri su vicende normali e del tutto corrette. Da imprenditore rispetto la polemica politica, ma diffido dall'utilizzare il mio nome e quello delle aziende con cui collaboro che da anni lavorano con innegabile professionalità e a tutela delle quali sono pronto ad agire in ogni sede".

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