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Scontro aperto sulle pensioni, ecco chi rischia e chi può salvarsi

Da sinistra il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan

Sindacati in guerra sui 67 anni e sui lavori gravosi da escludere. Il ministro Calenda chiude al rinvio dell'adeguamento: "Costa troppo"

Valerio Maccari
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Il rinvio mette a rischio i conti. Nonostante il no secco del governo, continuano le polemiche sull'innalzamento automatico dell'età pensionabile a 67 anni previsto per il gennaio 2018. A rinfocolarle è il ministro dello sviluppo Carlo Calenda, che in un'intervista al Corsera boccia la proposta del Pd di posticipare la decisione in merito a giugno, quando ci sarà presumibilmente un nuovo governo. «Ben difficilmente il primo atto del prossimo governo sarà un via libera all'adeguamento. In tal caso il potenziale costo complessivo secondo il presidente dell'Inps sarebbe di 140 miliardi. Il tutto mentre più di un terzo dei giovani è senza lavoro e rischia di non avere la pensione». Insomma, l'operazione non è sostenibile, come il governo ha rappresentato a Cgil, Cisl e Uil: l'ipotesi di rivedere il meccanismo non è sul tavolo, costa troppo. L'esecutivo ha però aperto uno spiraglio sull'allargamento della platea dei lavori usuranti, ma questa possibilità dovrà fare i conti coi vincoli di bilancio». La partita, che proseguirà con un tavolo tecnico lunedì e con una verifica politica il 13 novembre, si sposta sulla definizione di una lista più ampia delle categorie di lavoratori, che svolgono attività gravose o difficoltose, da esentare totalmente o in parte dall'automatismo. Si tratta di operai edili, conciatori, macchinisti e ferrovieri, camionisti, infermieri che lavorano su turni, addetti alle pulizie, facchini, netturbini e maestri d'asilo. Anche se le trattative partono male: l'invito ai sindacati, infatti, è arrivato... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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