PREVIDENZA
Pensioni, verso il rinvio della decisione per l'uscita a 67 anni
Sul possibile stop all’adeguamento a 67 anni (dagli attuali 66 anni e 7 mesi) dell'età per andare in pensione, la scelta che sembra profilarsi sembra quella classica di ogni governo sotto elezioni: meglio rinviare per non scontentare nessuno. Insomma alla fine se una decisione si dovrà prendere sarà il futuro esecutivo a farlo. Un'ipotesi promossa dal Parlamento dove il paladino del rinvio è il presidente della Commissione lavoro della Camera, Cesare Damiano. "Con l'avvicinarsi della discussione parlamentare sulla legge di Bilancio si moltiplicano le proposte e le indiscrezioni giornalistiche. Noi lavoriamo all'idea di non far emanare dal governo il decreto direttoriale dei ministeri del Lavoro e dell'economia relativo all'innalzamento dell'età pensionabile a 67 anni a partire dal 2019. La legge prevede che avvenga entro la fine dell'anno. Ci auguriamo una disponibilità del Governo a rimandare la decisione al 2018, trovi riscontro nella realtà”. Un’indicazione messa nero su bianco dai membri della commissione di Montecitorio. “Nel parere votato dalla Commissione lavoro della Camera la scorsa settimana - ha proseguito Damiano - abbiamo chiesto un rinvio a giugno 2018”. Questo consentirebbe al Partito Democratico di incassare comunque la cedola politica del rinvio. Il Pd può presentarsi alle urne con una mezza vittoria, e cioè lo stand by sulla decisione, e comunque nel passare la patata bollente della previdenza al nuovo esecutivo che, nel 2018, dovrebbe avere pieno titolo per impostare la legge di bilancio del 2019. La linea di azione è tracciata e confermata indirettamente anche dal presidente della Commissione bilancio della Camera, Francesco Boccia, che domenica scorsa ha precisato la sua idea sul dossier pensioni: "Penso non ci siano spazi, non in una manovra di fine legislatura. Sarebbe poco serio promettere cose che non si riescono a fare”. Niente miracoli dunque. Anche perché il rinvio non blocca la possibilità dell’adeguamento a 67 anni. Visto che questo sarebbe applicato a partire dal 2019, nel caso di posticipo del decreto a metà del prossimo anno ci sarebbe tempo, previa modifica della legge, di farlo emanare anche al prossimo inquilino di Palazzo Chigi.