Donne in pensione prima. Con 58 anni di età e 35 di contributi
I partiti iniziano la campagna elettorale. E al centro del dibattito resta il tema pensioni. Uno di quei dossier sentiti dai cittadini ancora attivi ma ormai in età avanzata che non riescono a uscire per i paletti imposti dalla legge Fornero. Che sarà molto probabilmente la vittima sacrificale delle nuova composizione parlamentare dopo le elezioni del 2018. Ma se il leader della Lega, Matteo Salvini, ha già spiegato che il suo primo impegno al governo sarà quello di riscrivere la riforma voluta da Monti, i Cinquestelle sono più cauti. Resti l'impianto ma vanno allargate le maglie per l'uscita anticipata o per determinate categorie considerate degne di maggiore tutela come le donne. "Vanno promossi e rafforzati tutti i percorsi di pensionamento anticipato che consentano di aggirare i folli vincoli della Fornero. Tra questi c'è la cosiddetta 'Opzione donna', che permette alle lavoratrici con 57-58 anni e ben 35 di contributi di andare in quiescenza subito, optando in toto per il regime contributivo che e' comunque penalizzante sul fronte dell'assegno, con una perdita secca del 25-30%. Chiediamo al governo di prorogare la misura sperimentale, utilizzando le risorse non sfruttate o comunque rifinanziando il provvedimento". "Opzione donna va prorogata con i soldi che già ci sono o comunque trovando nuovi fondi. Non solo perché è eticamente giusto, ma perché in prospettiva fa risparmiare tanto danaro. Secondo i dati forniti dall'Inps, in totale le Pensioni di 'Opzione donna' erogate dal 2016 fino al gennaio 2017 sono 18.743: di queste, 14.083 sono del settore privato e 4.660 del settore pubblico. Ma le risorse non utilizzate per il 2016, certificate sempre dall'Istituto di previdenza, ammontano a circa 58 milioni. Questi fondi, legati al cosiddetto contatore, vanno utilizzati per proseguire la sperimentazione e non devono assolutamente essere fagocitati da altri capitoli di bilancio", ha concluso la portavoce Cinquestelle membro della Commissione Lavoro. A sostenere la necessità di intervenire sul dossier previdenza sono ancora i sindacati. Che non sembrano aver accettato la chiusura del premier Gentiloni sul tema. "Bisogna pensare che non si puo' andare in pensione a 70 anni come ha previsto la Fornero e per questo ci stiamo battendo per la flessibilita' in uscita e abbiamo chiesto al governo di congelare lo scatto automatico dell'aspettativa di vita" ha dichiarato il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo ieri a Napoli. Più duro contro l'esecutivo è ancora una volta Salvini che ha inveito contro l'Ape, l'Anticipo pensionistico che sta scaldando i motori in questi mesi: "e' una fregatura di carattere colossale".