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Pensioni, ai giovani assegno minimo di 600 euro

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Silvia Sfregola
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Un "clima positivo". Il confronto sulle pensioni tra governo e sindacati dopo la pausa estiva si è consumato all'insegna del fair play, con qualche distinguo. "Si è fatto un lavoro utile e si è ribadito l'impegno a proseguire. Faremo altri incontri a settembre: il 5 ci sarà un tavolo tematico sul lavoro, il 7 parleremo di pensioni, donne e Ape sociale, continueremo il 13 settembre", ha chiarito il ministro del Lavoro Giuliano Poletti dopo l'incontro con i segretari di Cgil, Cisl, Uil. Si è parlato di giovani, carriere discontinue e previdenza integrativa. I sindacati hanno ribadito poi l'importanza del tema delle aspettative di vita, ma non si sono detti soddisfatti della risposta dell'esecutivo. "Il Governo ha ribadito che se ne parlerà quando l'Istat fornirà le stime relative", ha chiarito Poletti. Dure le parole scelte dalla numero uno della Cgil: "Abbiamo registrato, per usare un eufemismo, una molto ampia reticenza del governo nel dire che il tema dell'aspettativa di vita è all'ordine del giorno". "Per noi è impensabile, inaccettabile ed esprimiamo un giudizio di insoddisfazione", ha sentenziato Susanna Camusso. Più clemente il giudizio di Cgil, Cisl e Uil sulla pensione per i giovani. Ci sarebbe all'ipotesi dell'esecutivo di garantire un assegno mensile minimo di 600-620 euro ai giovani che andranno in pensione con il sistema integralmente contributivo a 63 anni e 7 mesi, nel caso i contributi versati non siano sufficienti. Il sistema attualmente prevede che i giovani vadano in pensione una volta raggiunta l'età di uscita dal mondo del lavoro soltanto nel caso abbiano maturato una pensione pari a 1,5 volte l'assegno sociale (intorno ai 670 euro): la proposta del governo è di abbassare il tetto a 1,2 volte (intorno ai 600-620 euro). "Abbiamo discusso di come arrivare a un percorso per fare fronte al problema delle pensioni dei giovani che hanno carriere discontinue. Ma la riflessione è ancora in corso. Comunque il tema c'è ed è in discussione", chiarisce il ministro Poletti. Meno ottimista il consigliere di Palazzo Chigi Marco Leonardi, alla destra del ministro: "E' stato approfondito il tema, ma non è un problema urgente perché si parla di giovani che andranno in pensione fra 20-30 anni". "Sono ipotesi positive ma ancora non sufficienti", spiega il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli. "Ci è stato prospettato dal Governo - spiega il sindacalista Cisl - un intervento volto ad aumentare le possibilità di pensionamento dei lavoratori più giovani con pensioni esclusivamente contributive riducendo la soglia del trattamento pensionistico minimo maturato (da 1,5 a 1,2 volte l'assegno sociale) necessario per l'accesso alla pensione con 66 anni e 7 mesi e proponendo anche un meccanismo di garanzia che consenta la percezione di un trattamento minimo ottenuto sommando alla pensione contributiva una quota del l'assegno sociale". È però necessario, secondo Petriccioli, rimuovere anche il vincolo che lega la possibilità di pensionamento nel contributivo a 63 anni e 7 mesi al raggiungimento di una soglia di importo minimo della pensione pari a 2,8 volte il valore del l'assegno sociale ed eliminare l'aggancio dei requisiti pensionistici all'aspettativa di vita. Il dibattito è appena cominciato e per ora siamo al confronto tra le proposte di sindacati e governo. L'orizzonte è la legge di bilancio dell'autunno. "Per essere pronti per la legge di Stabilità, dobbiamo chiudere le trattative nel mese di settembre", sottolinea il segretario della Uil Carmelo Barbagallo.

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