ELECTION DAY
L'effetto Trump non spaventa i mercati europei
Si aspettava un tornado. A ora sui mercati finanziari europei è scesa solo una pioggia abbondante ma nulla di più. L’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Usa se ha scosso i fragili equilibri delle Borse orientali (Tokyo ha chiuso a -5,4%), aperte quando il voto aveva preso una piega decisa a favore del tycoon, non ha invece mandato sotto choc gli operatori europei. Che hanno già integrato nelle loro valutazioni la lezione della Brexit: a oggi le perdite subite dalla City dopo il referendum che ha votato il Leave del Regno Unito dall’Unione Europea sono state pienamente riassorbite. La Borsa di Milano apre in calo ma poi recupera e chiude solo con un -0,10%. Più o meno lo stesso andamento per gli altri listini europei che hanno chiuso tutti con il segno più (Parigi +1,49%, Francoforte +1,56%, Londra +1%). Ad appesantire il listino milanese sono state soprattutto le banche che da giorni però sono sull’ottovolante più che per gli Stati Uniti per le complesse procedure di ristrutturazione dei crediti in sofferenza. E dunque più per le richieste di Bruxelles, dopo gli stress test della Bce, che per le vicende di Washington. Sono andati meglio, e dunque segno positivo, i settori che dovrebbero trarre beneficio dall’arrivo del nuovo inquilino della Casa Bianca come le costruzioni (crescono Buzzi Unicem e Salini-Impregilo) e aziende legate alla difesa che tradizionalmente sono più apprezzate quando alla Casa Bianca siedono i repubblicani (è il caso di Leonardo-Finmeccanica). Se la Borsa non crolla è sul mercato dei titoli di Stato che si registra più nervosismo. Lo spread tra Btp decennale e Bund ha chiuso a 156 punti base, il massimo dal post Brexit, ma in generale c'è stato meno panico del previsto. Nemmeno nel comparto delle valute. Il dollaro ha recuperto nei confronti dell’euro e la temuta svalutazione del biglietto verde in seguito alla possibile fuga dei capitali non è stata assolutamente evidente. Anche l’oro, tradizionale bene-rifugio che aveva inizialmente toccato i 1300 dollari per oncia è tornato sotto i livelli record. Insomma prevale per ora la strategia del “wait and see”. E anche Wall Street, che secondo le previsioni doveva essere "investita" dal ciclone Trump, non ha subito sostanziali contraccolpi.