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L'Italia non è un Paese per artigiani

artigiani

Antonio Angeli
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È stato il settore trainante dell'economia italiana, quello che «ha messo il turbo» e ha creato il boom economico: l'artigianato è la vera forza dell'economia italiana, con un esercito di apprendisti pronti a diventare gli imprenditori del domani, ma quell'esercito si sta decimando e ora c'è chi lancia l'allarme. Gli apprendisti nelle botteghe artigiane sono ormai una categoria quasi in via d'estinzione: dai 721mila occupati in pieno boom economico si è scesi nel 2015 a poco più di 410 mila, il 43 per cento in meno in 45 anni. Le cifre, allarmanti, sono diffuse dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre che sottolinea come nonostante il trend altalenante, condizionato dalle crisi economiche, da quella della metà degli anni '70 a quella che ancora ci attanaglia dal 2008, l'andamento sul lungo periodo evidenzia chiaramente «un deciso calo di questa tipologia contrattuale». Altrettanto pesante è stata la contrazione del numero degli apprendisti occupati nel settore dell'artigianato che, a partire dalla metà degli anni '50, ha formato professionalmente intere generazioni di giovani operai; molti di questi, è importante ricordare, sono diventati artigiani o piccoli imprenditori di successo. Dall'inizio della crisi (2009) al 2015, ad esempio, gli apprendisti occupati nelle aziende artigiane sono diminuiti del 45 per cento. Il più colpito dalla moria di occupazione, geograficamente parlando, resta il Mezzogiorno (-61 per cento), seguono il Centro (-44 per cento), il Nordovest (-43 per cento) e il Nordest (-33 per cento). Nell'ultima crisi che ha colpito il Paese, il calo, seppur più contenuto, invece, ha riguardato tutti i settori. Sempre tra il 2009 e il 2015, infatti, la contrazione media a livello nazionale è stata del 31 per cento. Per quanto concerne i settori produttivi, invece, la riduzione più importante degli apprendisti è avvenuta nelle costruzioni. Tra il 2009 e il 2015 la contrazione in questo settore è stata del 65 per cento. Pesante anche la riduzione registrata nelle attività finanziarie (-54 per cento), nel commercio (-34 per cento) e nei trasporti (-33 per cento). «Al di là della necessità di rilanciare la crescita e conseguentemente anche l'occupazione, è necessario recuperare la svalutazione culturale che ha subito in questi ultimi decenni il lavoro artigiano», commenta il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo. «È vero che attraverso le riforme della scuola avvenute in questi ultimi anni, il nuovo Testo unico sull'apprendistato del 2011 e le novità introdotte con il Jobs act, sono stati realizzati dei passi importanti verso la giusta direzione. Ma, purtroppo, tutto ciò non basta. L'occupazione in un'azienda artigiana - prosegue Zabeo - è spesso vissuta dai giovani come un ripiego. È necessario, tra le altre cose, ridare dignità, valore sociale e un giusto riconoscimento economico a tutte quelle professioni dove il saper fare e la manualità costituiscono quel valore aggiunto invidiato in tutto il mondo che, purtroppo, rischiamo colpevolmente di perdere», prosegue. Il contratto di apprendistato, spiegano gli artigiani di Mestre, è un rapporto di lavoro speciale, in quanto alla prestazione lavorativa si accompagna l'obbligo del datore di lavoro di fornire, al giovane dipendente, la formazione necessaria per l'apprendimento di un mestiere e per il conseguimento della qualifica. Sono tre le diverse tipologie d'impiego: apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale; apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere; apprendistato di alta formazione e di ricerca. Un sistema tripartito che presenta però un forte squilibrio: «il 90% circa degli apprendisti è ancora adesso assunto con un contratto professionalizzante», denuncia ancora la Cgia di Mestre. «Ricordo - segnala il segretario della Cgia Renato Mason - che nell'ultimo comma dell'articolo 45 della nostra Costituzione si afferma che la legge deve provvedere alla tutela e allo sviluppo dell'artigianato. In questi ultimi decenni, invece, questo principio spesso è stato disatteso».  

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