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Salvate l'apprendista in via di estinzione

La Cgia di Mestre lancia l'allarme: l'artigianato è la colonna della nostra economia e i giovani lo considerano un ripiego

Antonio Angeli
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Quello lanciato dalla Cgia di Mestre è un grido d'allarme: sempre meno giovani scelgono di fare l'apprendista nel settore dell'artigianato ed è un problema perché questo è il pilastro portante della nostra economia. Tra il 1970 e il 2015 gli apprendisti sono diminuiti del 43 per cento. Se in pieno boom economico superavano le 721.000 unità, l'anno scorso sono scesi a quasi 410.000 occupati. In questi ultimi 45 anni, segnala l'Ufficio studi della Cgia il trend è stato altalenante e, in linea generale, condizionato dalle crisi economiche (quelle sopraggiunte verso la metà degli anni '70 e all'inizio degli anni '80 e '90 e quella iniziata nel 2008) e dalle novità legislative (in particolare la riforma Treu del 1997 - che ha elevato l'età per utilizzare questa tipologia contrattuale estendendola anche ad altri settori produttivi - e il bonus assunzioni introdotto da Renzi). Tuttavia, l'andamento sul lungo periodo evidenzia il deciso calo di questa tipologia contrattuale. Altrettanto pesante è stata la contrazione del numero degli apprendisti occupati nel settore dell'artigianato che, a partire dalla metà degli anni '50, ha formato professionalmente intere generazioni di giovani operai; molti di questi, è importante ricordare, sono diventati artigiani o piccoli imprenditori di successo. Dall'inizio della crisi (2009) al 2015, ad esempio, gli apprendisti occupati nelle aziende artigiane sono diminuiti del 45 per cento. Per quanto concerne i settori produttivi la riduzione più importante degli apprendisti è avvenuta nelle costruzioni. Tra il 2009 e il 2015 la contrazione in questo settore è stata del 65 per cento. Pesante anche la riduzione registrata nelle attività finanziarie (-54 per cento), nel commercio (-34 per cento) e nei trasporti (-33 per cento). Il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo, afferma: «Al di là della necessità di rilanciare la crescita e conseguentemente anche l'occupazione, è necessario recuperare la svalutazione culturale che ha subito in questi ultimi decenni il lavoro artigiano. È vero che attraverso le riforme della scuola avvenute in questi ultimi anni, il nuovo Testo unico sull'apprendistato del 2011 e le novità introdotte con il Jobs act, sono stati realizzati dei passi importanti verso la giusta direzione. Ma, purtroppo, tutto ciò non basta. L'occupazione in un'azienda artigiana è spesso vissuta dai giovani come un ripiego. È necessario, tra le altre cose, ridare dignità, valore sociale e un giusto riconoscimento economico a tutte quelle professioni dove il saper fare e la manualità costituiscono quel valore aggiunto invidiatoci in tutto il mondo che, purtroppo, rischiamo colpevolmente di perdere». La Cgia ricorda che il contratto di apprendistato è un rapporto di lavoro speciale, in quanto alla prestazione lavorativa si accompagna l'obbligo del datore di lavoro di fornire, al giovane dipendente, la formazione necessaria per l'apprendimento di un mestiere e per il conseguimento della qualifica. Le tre diverse tipologie attualmente in vigore sono: apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale; apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere; apprendistato di alta formazione e di ricerca. Questo sistema tripartito presenta però un forte squilibrio: il 90 per cento circa degli apprendisti è ancora adesso assunto con un contratto professionalizzante. Oltre questo va ricordato che la contrazione del numero degli apprendisti va ricercata anche nella crisi in cui vivono le imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione e, in particolare, le aziende artigiane. «Ricordo - segnala il segretario della Cgia Renato Mason - che nell'ultimo comma dell'articolo 45 della nostra Costituzione si afferma che la legge deve provvedere alla tutela e allo sviluppo dell'artigianato. In questi ultimi decenni, invece, questo principio spesso è stato disatteso, in particolar modo dalle norme in materia fiscale che hanno aumentato in maniera sconsiderata il carico fiscale e contributivo anche sugli artigiani».

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