Saccomanni: "Nel prossimo triennio nove miliardi di tasse in meno"
"Il 2014 sarà l'anno della svolta. La ripresa si consoliderà e famiglie e imprese pagheranno meno tasse. Ma la precondizione è la stabilità politica, senza la quale l'Italia è a rischio. Questo deve costringerci tutti, Governo, Parlamento e parti sociali, a una forte e condivisa assunzione di responsabilità". Così in un'intervista a "La Repubblica" Fabrizio Saccomanni fa il punto della situazione sulla situazione economica. Su Fassina, Saccomanni spiega: "Mi dispiace molto che si sia dimesso, anche se spero che questo non abbia ripercussioni sulla vita e sull'azione di governo". "In questo 2014 gli italiani cominceranno a sentire concretamente che l'economia si è rimessa in moto" spiega ancora il ministro, che sulle risorse necessarie sull'Imu, è chiaro: "Penso che una valida opzione potrebbe consentire ai sindaci di aumentare l'aliquota massima, e trovare così le risorse per garantire le detrazioni a vantaggio delle fasce più deboli». Infine l'annuncio più atteso per il 201: "Le famiglie, i lavoratori e le imprese pagheranno meno tasse. Nel prossimo triennio le tasse si ridurranno di ben 9 miliardi, con un calo graduale anno per anno. È un impegno che ho preso, con l'Europa e con gli italiani, e oggi lo rilancio" puntando tutto sulla spending review per trovare le risorse. Parlando poi del calo dello spread, il Ministro ha detto di essere "molto soddisfatto, perché è un riconoscimento oggettivo dei progressi del Paese. Quella sullo spread è una mia battaglia personale - ha spiegato - fin dai tempi della Banca d'Italia, anche durante il governo Monti. Oggi sono mutate le variabili di fondo, i nostri tassi sono sotto il 4% e questo è indubbiamente un grande risultato. Dobbiamo consolidarlo. Sarei contento se i rendimenti dei nostri bond arrivassero al 3%". Al confronto con la Spagna, e del differenziale fra noi e il loro spread, il ministro dell'Economia rimarca la necessità della stabilità politica: "La Spagna puo' contare su un quadro politico piu' stabile, e su un governo che lavora su un orizzonte temporale più lungo. Gli analisti finanziari legano l'incertezza politica, che da noi permane, alle prospettive dell'economia. L'abbiamo visto all'inizio del 2013: subito dopo le elezioni, che non avevano fatto emergere una prospettiva di governo, l'incertezza ha punito i nostri titoli. Ora dobbiamo evitare che quelle dinamiche si ripetano. La stabilita' politica e' decisiva: questo devono capirlo tutti, classi dirigenti, corpi intermedi e società civile". Parlando poi della ripresa del Paese, il Ministro ha detto che "i segnali positivi ci sono, su questo non c'è dubbio: ordinativi, domanda interna, esportazioni. Lo dice l'Istat, lo confermano i dati dell'indice europeo Pmi. Purtroppo questi focolai di ripresa non producono ancora effetti sul fronte che ci sta più a cuore, cioè la creazione di nuovi posti di lavoro e la disoccupazione giovanile. Ma questa asimmetria è tipica delle fasi di inversione del ciclo: quando una recessione finisce, i benefici sull'economia reale non sono immediati. Ma io sono fiducioso: in questo 2014 gli italiani cominceranno a sentire concretamente che l'economia si è rimessa in moto".