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Draghi ottimista a metà, ripresa nel 2014

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Il presidente Bce: «Vorrei vedere taglio dei costi di governo e calo delle tasse»

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Orale sfide mondiali dell'economia sono riacquistare competitività e far ripartire la crescita. Il gotha finanziario e politico mondiale riunito al World Economic Forum di Davos ha quest'anno ritrovato fiducia e dopo tre anni all'insegna dell'incertezza e del pessimismo tira un sospiro di sollievo e vuole passare ai fatti. Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha lanciato a una platea speranzosa il suo messaggio di moderato ottimismo: il 2012 - ha detto in uno special address al Forum - è stato un anno interessante, e se vogliamo trovare un denominatore comune per ricordarlo possiamo dire che è stato l'anno del rilancio dell'euro». Draghi ha ricordato «gli straordinari progressi nel consolidamento fiscale e nelle riforme strutturali» dell'Eurozona e i miglioramenti dello spread. «Tutto sta puntando – ha detto – a un miglioramento delle condizioni finanziarie» e questo fa pensare, ha aggiunto il numero uno della Bce, «in una ripresa, ma solo nella seconda parte dell'anno». Di fatto le premesse già ci sono ma l'onda positiva «non si è ancora trasmessa all'economia reale» ha spiegato Draghi. E per il numero uno dell'Fmi, la Spagna e l'Italia, «che hanno fatto molte riforme strutturali e ne stanno ora pagando il prezzo, si riprenderanno, ma non prima del 2014». Le parole «chiave» che girano in queste ore nel resort svizzero sottolineano la fine dell'emergenza: «riforme strutturali», «gestione degli investimenti», «politiche fiscali adeguate». «Vorrei vedere un taglio dei costi di governo, un calo delle tasse, una gestione di investimenti per le infrastrutture» ha detto Draghi rivolto ai leader dell'Ue. «Serve una nuova composizione delle manovre di consolidamento che, nell'urgenza, hanno solo aumentato le tasse e ridotto gli investimenti pubblici». «Non abbiamo mai visto un momento dell'economia reale come questo ed è qui che bisogna fare di più». Messaggi rivolti anche all'Italia e ribaditi dal governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, che si è detto convinto che i progressi compiuti, e in particolare l'allentamento delle tensioni sul mercato del debito, sono frutto dell'azione del governo italiano e dell'Eurotower. Il calo dello spread fra Btp e Bund, ha spiegato Visco, e' dovuto «a un effetto combinato» delle azioni messe in campo dall'Italia, a livello europeo e dalla Bce «che ha dato la risposta giusta per calmare i mercati». «L'Italia non è più sul banco degli imputati» ha detto il presidente di Eni, Giuseppe Recchi, confermando che al Forum di quest'anno «il focus è sulla competitività e non più sulla crisi finanziaria». «L'anno scorso - ha osservato Recchi - l'atmosfera era molto piu' angosciosa, c'era l'incertezza per quello che sarebbe accaduto il giorno dopo, su dove saremmo finiti». Oggi, ha sottolineato, «il focus non è più sui Paesi singoli. Il nostro Paese ha dimostrato cosa ha fatto e ormai è una cosa acquisita». In piena «guerra delle valute», qualche perplessità crea invece l'euro che, come ha detto il ministro delle Finanze francese Pierre Moscovici, «ha un livello troppo alto e questo crea qualche problema». Ma, ha risposto il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, «bisogna guardare i suoi tassi reali e non quelli nominali» perché da quelli «dipende la competitività dei Paesi». L'importante, ha aggiunto Visco, è «non parlare troppo di austerity». «Sono stati fatti dei sacrifici molto importanti ma ora bisogna guardare al lungo termine. Non possiamo – ha aggiunto – tornare in un mondo dove tutto è "accettabile"». Secondo Visco la Banca centrale europea ha fatto un buon lavoro con i programmi di assistenza Ltro (per le banche) e Omt (a sostegno del debito sovrano dell'Eurozona) e i tassi d'interesse sono estremamente bassi. Ora, ha aggiunto, è il momento di «guardare con attenzione» alla exit strategy dalle misure straordinarie.

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