Derivati in Mps. Mussari lascia l'Abi
a.Affondano in Borsa il Monte dei Paschi di Siena e provocano le dimissioni irrevocabili e immediate del presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari, numero uno della banca senese all'epoca del contratto di finanza derivata messo in piedi con la banca giapponese Nomura per coprire i buchi nel bilancio dell'istituto di credito. Un dossier che ieri la stampa ha portato a galla e che ha provocato un autentico terremoto. Il passo indietro è stato anticipato in una lettera indirizzata al vicepresidente vicario dell'Abi, Camillo Venesio. «È una scelta presa in assoluta autonomia» anche contro il parere di alcuni banchieri del comitato esecutivo, ha affermato Mussari. Una decisione «presa per il bene dell'Abi» non avendo alcuna preoccupazione riguardo alle circostanze che addebitate. «Assumo questa decisione convinto di aver sempre operato nel rispetto del nostro ordinamento, ma nello stesso tempo, deciso a non recare alcun nocumento, anche indiretto, all'associazione». «In questi tre anni - prosegue la lettera - ho cercato di servire l'associazione mettendo a disposizione tutte le energie fisiche e intellettuali di cui disponevo, usufruendo dell'insostituibile contributo della direzione e di tutti i dipendenti dell'associazione». «Rappresentare le banche in italia nell'ottica di perseguire l'interesse generale del paese è stato per me un grande onore» ha concluso Mussari. La vicenda che ha portato al passo indietro dell'ex presidente di Mps riguarda il fatto che la banca nel 2009 abbia truccato i conti con una operazione di ristrutturazione del debito per centinaia di milioni di euro. Secondo il Fatto quotidiano l'operazione, denominata Alexandria, fu portata a termine quando alla guida della banca c'erano Giuseppe Mussari come presidente e Antonio Vigni come direttore generale. Il contratto (si tratta di un derivato sottoscritto con la banca giapponese Nomura) risale al 2009 e oggi impone una correzione nel bilancio 2012 di circa 220 milioni di euro anche se i consulenti nominati dalla banca (Pricewaterhousecoopers e Eidos) stanno cercando in questi giorni di quantificare se il «buco» reale creato nei conti di Rocca Salimbeni non sia più ampio. Il contratto è rimasto segreto e nascosto per tre anni e mezzo in cassaforte, ed è stato scoperto dagli attuali vertici della banca solo lo scorso 10 ottobre 2012. Oggetto dell'operazione erano due contratti, apparentemente slegati ma in realtà connessi l'uno all'altro. La prima operazione permetteva a Mps di scaricare su Nomura la perdita del contratto derivato Alexandria e di «abbellire» il bilancio 2009 mentre la seconda «rimborsava di fatto» la banca giapponese in quanto Mps acconsentiva ad «entrare in un asset swap e in due operazioni pronti contro termine a 30 anni legate a tale swap». L'esistenza del derivato è stata confermata dalla banca. Con una nota è stato precisato infatti che l'incremento deciso lo scorso novembre di 500 milioni di euro dei Monti Bond è stato deciso proprio per assicurare la copertura «degli impatti patrimoniali» causati dai derivati, tra cui l'operazione Alexandria. Il titolo ha perso, tra una serie di sospensioni al ribasso, il 5,68% a 0,27 euro. Scambi da capogiro con 621,1 milioni di pezzi passati di mano, pari al 5,31% del capitale