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Marchionne prevede lo «tsunami» dell'auto Ue

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«C'è un eccesso di capacità produttiva in Europa. Se non si taglia ci sarà un'implosione»

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L'addella Fiat, Sergio Marchionne, parla a tutti i colleghi costruttori europei per riportare al centro del dibattito l'eccesso di capacità produttiva che si è creato in Europa. Troppi impianti che lavorano non al massimo delle loro potenzialità e il calo della domanda che non fa trovare sbocchi a quanto viene prodotto portano una miscela esplosiva nelle case del Vecchio Continente. Il rischio è quello di una possibile implosione. L'amministratore delegato del gruppo Fiat-Chrysler ribadisce il problema in un'intervista sul Financial Times. «Le industrie automobilistiche europee stanno creando le condizioni perché si scateni un uragano, a meno che non si faccia qualcosa contro l'eccesso di produzione rispetto alla domanda di auto. Le perdite che sta subendo l'industria automobilistica europea, stimate in oltre 5 miliardi di euro, sono insostenibili, spiega Marchionne. «Quanto tempo si può continuare a sovvenzionare l'Europa a questi ritmi?», si domanda. «Ci sarà una qualche implosione». Tuttavia, secondo Marchionne, le case automobilistiche sono restie a chiudere gli impianti in parte a causa del cosiddetto dilemma del prigioniero: perché qualsiasi chiusura aiuterebbe altri produttori che tengono tutte le loro fabbriche aperte. Un allarme che suona come un messaggio a chi in Europa produce in Europa a non sottovalutare al situazione e mettersi subito al lavoro per trovare una soluzione. Non facile da trovare perché nessun produttore vuole tagliare capacità per non dare vantaggio agli altri. Ma se non si interviene - filtra dal Lingotto - con un accordo europeo si rischia di trovarsi di fronte a un collasso economico con pesanti ricadute sociali. L'eccesso di capacità produttiva non è un problema nuovo in Europa, accadde con l'acciaio negli anni '80 e si risolse con l'intervento a favore dei produttori che chiudevano le acciaierie e con la copertura sociale per i lavoratori. Ora le situazione è diversa ma il problema uguale nella sua complessità. Marchionne ha aperto il tema che molti produttori tendono a smorzare per evitare ricadute immediate in patria. Ma il rinvio serve a poco perché la crisi prima o poi sarà evidente. Servirebbero però regole uguali per tutti per accompagnare il processo e questo non è semplice in un'Europa ancora molto centrata sugli interessi nazionali. Ad accelerare il problema poi potrebbe essere anche l'apertura del mercato continentale ai produttori extra Ue, pronti a politiche commerciali aggressive pur di rubare fette di mercato alle case Ue. Finora la Fiat è riuscita a mantenere gli impianti tutti aperti utilizzando la capacità per la produzione di macchine da vendere su altri mercati. Ma è solo un palliativo perché, la teoria e la pratica della contabilità industriale è inflessibile: la capacità inutilizzata ha un costo ed è anche elevato da sostenere a lungo. Intanto il Lingotto punta «sul lusso per la salvezza». A scriverlo è stato ieri il Financial Times. Secondo il quotidiano, la Maserati Quattroporte, lanciata al Salone dell'auto di Detroit, «è la prima di una serie di auto premium» che l'ad del Lingotto Marchionne, crede che potranno «rilanciare le fortune di Fiat in Europa». La casa di Torino non è l'unica casa automobilistica europea che punta sul lusso. Con l'industria europea che da cinque anni continua a registrare un calo dei volumi, «i produttori si stanno muovendo verso i segmenti più elevati dove i margini operativi per i veicoli premium sono dell'8% contro il 2% o meno delle auto di produzione di massa». Non a caso sarà inaugurato, il prossimo 30 gennaio, lo stabilimento delle Officine Maserati Grugliasco (Torino). All''inaugurazione dello stabilimento nel torinese interverranno il presidente della Fiat John Elkann e l'ad Marchionne. Un segno che alla strategia impostata di puntare sulla fascia alta corrispondono anche i fatti aziendali.

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