Imercati fiutano la ripresa La Borsa parte a razzo Si torna ai livelli del 2011
Sentela ripresa economica prima dei normali cittadini. E se la regola aurea della capacità profetica degli operatori economici verrà rispettata anche questa volta, allora si può cominciare a mettere in frigo lo champagne, o meglio un buon prosecco made in Italy. Già, non è ancora tempo di stappare la bottiglia ma di prepararsi sì. Ieri le borse del Vecchio Continente hanno chiuso tutte con segno positivo. Ma è stata Milano con il Ftse Mib a brillare. L'indice dei titoli principali a infatti messo a segno un incremento del 2,21%, seguita da Madrid (+1,81%) e, con ben maggior distacco, da Londra (+0,74%), Francoforte (+0,32%) e Parigi (+0,31%). Il listino milanese ha aggiunto nuovi tasselli al rally iniziato nel 2013. Il Ftse Mib è tornato ai livelli precedenti alla crisi dello spread: 17.326,27 punti. Non saliva sopra quota 17.200 punti dai primi giorni di agosto 2011. A dare fiducia i conti, oltre le attese, della statunitense Alcoa. La società di oltreoceano non solamente ha annunciato di essere tornata in utile nel quarto trimestre 2012 (per 242 milioni di dollari), ma ha indicato di attendersi per l'esercizio in corso un incremento della domanda globale di alluminio del 7%, contro il +6% visto nel 2012. Anche lo spread tra Btp e Bund a 10 anni è rimasto in area 280 punti base, favorendo le ricoperture degli investitori sui titoli bancari. E il comparto ha festeggiato, con Bper (+5,14% a 6,03 euro), Banco Popolare (+4,59% a 1,492 euro), Mediobanca (+3,14% a 5,26 euro), Unicredit (+4,85% a 4,24 euro), Ubi Banca (+3,84% a 3,836 euro), Intesa Sanpaolo (+2,49% a 1,438 euro), Popolare di Milano (+3,44% a 0,508 euro) e Banca Monte dei Paschi (+4,88% a 0,2923 euro). Solo buone notizie insomma. E anzi a conferma che il clima sia definitivamente cambiato anche il fatto che gli operatori comprano rischio, cioè azioni, infischiandone della campagna elettorale e delle incertezze politiche per una ragione quasi matematica. Si sono alleggeriti di titoli, in particolare di quelli bancari. E ora sono costretti a ricomprarli prima che i prezzi tornino proibitivi. Qualcuno sta festeggiando già e chi è arrivato tardi rischia di trovarsi a bussare, e pagare caro, per poter partecipare al taglio della torta. E le buone notizie ora arrivano copiose. «Il 2012 è stato un punto di svolta nella crisi della zona euro. Il peggio è alle nostre spalle» ha dichiarato il presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, nel corso di una conferenza stampa congiunta con il capo del governo di Dublino Enda Kenny. Secondo Van Rompuy i segnali che in questi giorni arrivano dai mercati fanno pensare a una svolta. Per molti, l'inizio del 2013 potrebbe essere ricordato infatti come il giro di boa. Ieri, il nuovo fondo salva-Stati Esm è entrato ufficialmente sul mercato dei bond, emettendo in asta la sua prima obbligazione con durata trimestrale per 1,927 miliardi, un ammontare che ha ricevuto una domanda da parte degli investitori di oltre tre volte superiore (circa 6,2 miliardi) nonostante il rendimento negativo (gli operatori pagheranno per parcheggiarvi il proprio denaro). Il ritorno della voglia di investire in Europa è dimostrato anche da altri fatti come l'Irlanda, Stato finito in bailout nel 2010 come Grecia e Portogallo, il Paese della «I» di Pigs, che è riuscita ad emettere un bond da 2,5 miliardi, raccogliendo anch'essa una domanda fortemente superiore al quantitativo offerto (circa 7 miliardi). Anche Standard&Poor's che ha sparato a palle incatenate per tutto il 2012 sull'Europa ieri ha detto che il 2013 potrebbe essere l'anno della svolta. Ora questo non significa che si tornerà facilmente ai livelli pre crisi. In Italia soprattutto dove, al dato della disoccupazione giovanile al 37,1%, ieri si è aggiunto quello della pressione fiscale nel terzo trimestre 2012 arrivata al 42,6%. Il fiuto degli analisti però non sbaglia. Non amano perdere. Ed è evidente che il vento ha cominciato a girare.