Il 2013 porta nuove tasse e aumenti
Fedeleal detto è stato funesto soprattutto in tema di tasse. Ma anche il 2013 non sfuggirà al destino del predecessore. Non solo le tasse non scenderanno, nonostante le prime avvisaglie di annunci elettorali in questo senso, ma alla lista di prelievi e imposte se ne aggiungeranno altre tre. Sarà difficile, almeno dal punto di vista prettamente matematico, che la pressione fiscale possa scendere dal livello record stimato dallo stesso governo del 45,3%. Ma tant'è. Le nuove tasse sono un anticipo di quella patrimoniale sempre evocata. Da ieri è in vigore l'Ivie, che colpisce la proprietà di immobili all'estero con un'aliquota dello 0,76% del valore, mentre bisogna aspettare fino a marzo per la Tobin Tax sulle transazioni finanziarie. La vera novità in termini di maggiore salasso sarà però la Tares, la nuova tariffa sui rifiuti che si pagherà sulla grandezza degli immobili, archivierà la vecchia Tarsu e assorbirà la Tassa di Igiene Ambientale. Sempre ieri è scattato l'aumento della tassa sulla ricchezza finanziaria. Nel 2013 sulla media del valore di titoli e obbligazioni e liquidità sui conti di deposito si pagherà un prelievo dell'1,5 per mille, non più dell'1 per mille. Il bollo sul conto corrente resta al minimo di 34,20 euro all'anno ma rispetto allo scorso anno quando il massimo del prelievo poteva essere di 1200 euro all'anno, quest'anno non potrà superare il tetto di 4.500 euro. Fin qui le tasse. Nuove e vecchie. Ma l'anno si è aperto anche con l'inevitabile aumento delle tariffe dei pedaggi autostradali. Salati per gli automobilisti ma non abbastanza per i gestori che ieri hanno protestato contro la decisione dei ministeri competenti di accordare solo una parte dei rincari richiesti. L'Aiscat, l'associazione di rappresentanza del settore, ha sottolineato che gli investimenti sono a rischio e ha minacciato azioni legali. Il tutto nel giorno nel quale sono scattati gli aumenti dei pedaggi sulle autostrade che graveranno in media sulle tasche degli automobilisti per il 2,91%. I rincari sono stati congelati su quattro tratte: Milano-Torino e Torino-Piacenza (concessionarie controllate dal gruppo Gavio), Tirrenica e Brescia-Padova. Una decisione «incomprensibile» per l'Aiscat che ha denunciato «la scarsa attenzione sia nei confronti del mercato sia degli investitori, dimostrata anche dal fatto che l'esecutivo ha atteso l'ultimo giorno utile». L'Aiscat ha fatto presente che la decisione del governo non è coerente con l'impegno assunto dalle società a sviluppare investimenti per 40 miliardi di euro. Gli adeguamenti tariffari risultano diversificati per tratte, in quanto strettamente correlati agli investimenti realizzati dalle singole concessionarie. Tali investimenti, nel solo 2011, secondo gli ultimi dati ministeriali disponibili - ha messo in risalto l'associazione dei concessionari - sono stati pari ad oltre 2,2 miliardi di euro, superando quanto previsto dagli stessi piani finanziari, con un incremento di oltre il 10% rispetto all'anno precedente. «A fronte dell'impegno profuso da parte dell'intero comparto autostradale anche nel 2012 -ha lamentato l'Aiscat - risulta del tutto incomprensibile l'azione del governo, in forza della quale è stato sospeso per alcune concessionarie ogni adeguamento tariffario, ovvero è stato riconosciuto solo un parziale adeguamento, pur in presenza di rilevanti investimenti già realizzati. In particolare il metodo dell'ultimo giorno non appare assolutamente in linea con l'importanza derivante da dispositivi di questo genere». Le società hanno ricordato che c'è già un impegno a realizzare investimenti per circa 40 miliardi di euro. «Investimenti il cui finanziamento è da considerarsi ora a rischio se viene meno la certezza regolatoria, con pesanti conseguenze - avverte l'Aiscat - per il sistema autostradale e per il sistema Paese».