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Obama ottimista sul fiscal cliff: «È ora di agire. Voglio farcela»

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Senzaun'intesa, dal primo gennaio scatteranno tagli alla spesa e aumenti delle tasse per 500-600 miliardi di dollari. «L'ora per un'azione immediata è adesso. È ora» ha aggiunto il presidente. All'incontro era presente il leader della maggioranza democratica al Senato, Harry Reid, che nei giorni scorsi è stato molto critico con i repubblicani, e la leader della minoranza alla Camera, Nancy Pelosi; c'era anche Mitch McConnell, leader della minoranza repubblicana al Senato, e John Boehner, speaker repubblicano della Camera, incapace di convincere il suo partito a votare per un aumento delle tasse per i cittadini con redditi superiori al milione di dollari. Democratici e repubblicani, da settimane, stanno mandando un preciso messaggio agli americani: finire nel «baratro fiscale» in cui gli Stati Uniti cadrebbero all'inizio dell'anno senza un accordo, sarebbe devastante per il Paese. Ma non sembra che stiano agendo di conseguenza. Questo perché, sottolinea il sito Politico in una sua analisi, per molti politici sarebbe meglio finire nel «cliff», piuttosto che accettare un accordo duro da digerire, soprattutto per i propri elettori. Per i repubblicani, finire nel precipizio sarebbe l'occasione per rinfacciare al presidente Barack Obama, in un primo momento, l'aumento delle tasse, per poi votare un taglio dell'aliquota per la maggior parte degli americani. Questa strategia permetterebbe ai repubblicani di far accettare alla base un accordo simile a quello proposto in queste settimane, ma rimandato al mittente: un aumento delle tasse per i cittadini con redditi superiori, per esempio, ai 400.000 dollari. Per i democratici sarebbe meglio finire nel precipizio, piuttosto che dare il via libera all'aumento delle tasse solo per i cittadini con redditi superiori al milione o, peggio estendendo gli sgravi fiscali a tutti.

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