Gemina rinvia il piano per Fiumicino
IFondi al governo: alzate le tariffe La holding di controllo di Adr sposta l'ok ai 2,5 miliardi per lo scalo romano
Seifondi guidati da Kairos partners hanno presso carta e penna e scritto ai ministri Passera e Grilli chiedendo di andare avanti con la firma dei contratti di programma per i due aeroporti in modo da determinare subito le nuove tariffe per i passeggeri e su queste calibrare i piani di rientro degli investimenti. Nella missiva i fondi lamentano il fatto che «il Paese necessita oggettivamente di investimenti per l'ammodernamento e l'ampliamento delle infrastrutture e Fiumicino da solo garantisce 12 miliardi di investimenti autofinanziati, di cui 2,5 miliardi da realizzare nel prossimo decennio». Di qui il sollecito al Governo, che sta cercando investimenti esteri, a garantire la condizione essenziale per attrarli e cioè «la certezza del quadro regolatorio e la bancabilità dei progetti». Per questo appellandosi alla volontà del governo di confermare la credibilità internazionale i sei fondi hanno chiesto la firma dei contratti di programma per Roma e Venezia. Una richiesta che arriva un giorno dopo le ipotesi di un nuovo rinvio da parte dell'esecutivo delle nuove tariffe per gli scali, da approvare entro la fine del 2012. La possibilità che una norma, inserita nel decreto Milleproroghe, possa spostare l'aumento, considerato vitale per avviare i primi cantieri su Fiumicino, ha guidato la penna dei rappresentanti di Kairos, Amber, Centaurus, Lemanik, Rollo e Sothic. Una possibilità, quella del rinvio, tutt'altro che ipotetica visto che gli aumenti tariffari sarebbero scaricati sulle compagnie aeree e da queste sui passeggeri, e che in momenti di crisi come quelli attuali gli aumenti sono sempre malvisti. Sta di fatto che l'incertezza su questo punto ha spinto ieri anche Gemina, azionista di controllo di Adr che gestisce Fiumicino e di Ciampino, a rinviare a gennaio l'approvazione del budget Gemina e Aeroporti di Roma 2013 e del piano industriale. Il rinvio è motivato proprio dalla «mancata approvazione» del contratto di programma «entro il 31 dicembre 2012, termine fissato per legge, che comporterebbe una insostenibile situazione di incertezza normativa, operativa e finanziaria». Resta così in sospeso il piano degli investimenti di 2,5 miliardi di euro da realizzarsi nel prossimo decennio. Investitori e azienda attendono. Al governo resta la gestione del delicato equilibrio tra i costi per i consumatori e le legittime pretese degli investitori ad avere certezze.