Leonardo Ventura «Esiste una realtà che i cittadini osservano ancora increduli e verso la quale anche la politica si mostra incapace di agire con consapevolezza», afferma Sauro Pellerucci, imprenditore,presidente di Pagine Sì! SpA, azienda l
Temo,guardandomi intorno, di dover presto riconoscere intorno a me i luoghi descritti nei romanzi della Ayn Rand». «I nostri più grandi complessi industriali sono sotto l'assedio delle forze che indirizzano lo sviluppo dell'economia mondiale, della grande speculazione finanziaria e dell'abbondante forza lavoro presente nei paesi in via di sviluppo, ma anche delle lobby che operano nel contesto comunitario europeo». «Occorre riconoscere, e farlo velocemente - prosegue il giovane imprenditore umbro - che le lobby internazionali sono sistematicamente all'opera a favore di precisi interessi» L'Ilva di Taranto e le Acciaierie di Terni, due tra i più grandi stabilimenti italiani, sono a rischio sopravvivenza. A Taranto esiste una vera e propria emergenza ambientale creata colpevolmente in decenni di mala gestione che non si può cancellare in un solo attimo, con un colpo di spugna. A Terni, invece, rischia di consumarsi la più amara delle sconfitte del potere centralizzato: l'utilizzo dei precetti dell'Antitrust europeo, presieduto per anni dal nostro Premier Monti, per acquisire, depauperare e rimettere sul mercato un concorrente svuotato di know-out. «Il tutto, badate bene, seguendo pedissequamente gli obblighi imposti dalla normativa per la tutela della concorrenza. La distorsione è evidentissima». «Il contemporaneo avverarsi delle crisi sui due principali siti attivi nel settore degli acciai avrebbe un'incidenza negativa pari all'1% del Prodotto Interno Lordo, a circa 15 miliardi di euro l'anno! C'è da esser certi che tale rilevantissima fetta della produzione nazionale verrà accolta con favore in qualsiasi altro paese industriale: anche questa è esportazione di valuta pregiata, della capacità di produrre valore». «Taranto, per via dell'inquinamento fuori controllo, Terni, a causa di una non ben identificata utilità di regolamentazione del mercato : motivazioni certo diverse per le città dell'acciaio oggi unite da un comune destino». «Credo sia giunto il momento di seguire un orientamento nuovo, conclude Sauro Pellerucci, e di saper guardare ad un futuro economico ancora possibile per l'Italia. Si eviti la chiusura degli stabilimenti e si investa sulla capacità di renderli meno inquinanti, si tracci questa via affinché possa essere percorsa dalle fervide menti italiane, perché si specializzino nell'arte del recupero. Non difettiamo certamente di sensibilità, forse serve una nuova consapevolezza». «Cancelliamo le bruttezze del ventesimo secolo, facciamolo e il mondo ce ne sarà grato; sarà di nuovo disposto a pagare il biglietto per venire a lezione da noi».