Enel dice addio al nucleare francese
a.Troppo cari i costi di costruzione dell'impianto di Flamanville lievitati dai 3,3 miliardi iniziali agli 8,5 annunciati dalla società transalpina Edf. Così, con una nota diffusa a mercati chiusi, il gruppo italiano ha annunciato la rescissione del proprio accordo di collaborazione con Edf sul progetto di costruzione del reattore Epr di terza generazione di Flamanville, e su quelli per gli altri cinque impianti analoghi che si dovrebbero costruire Oltralpe. In seguito alla chiusura dell'accordo, precisano le due società in due note, Edf rimborserà a Enel l'intero ammontare del suo investimento, pari a 613 milioni di euro più interessi, ma «come controparte recupererà l'integralità dei diritti nel progetto, compreso l'insieme dei proventi a venire dalla commercializzazione dell'elettricita». L'uscita di Enel dall'accordo, si spiega ancora nei comunicati, «genera ugualmente la conclusione dei contratti di anticipo di capacità da parte di Edf, correlati alla partecipazione negli Epr da costruire, per un totale di 1200 megawatt nel 2012». Tale anticipo sarà progressivamente ridotto, a 800 megawatt l'anno prossimo, 400 nel successivo e zero in quello dopo ancora. La decisione di Enel ha una duplice motivazione. Da un lato, i ritardi e aumenti dei costi dell'Epr di Flamanville. Dall'altro, la diminuzione dell'interesse strategico della collaborazione, dopo il naufragio dei piani di un futuro ritorno dell'energia nucleare in Italia. Ciononostante, precisa ancora Enel, «il rapporto con Edf proseguirà sulla base dello spirito di reciproca e positiva collaborazione, che da sempre ha caratterizzato le relazioni tra i due gruppi». Per Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd, «Enel esce dal progetto siglato con Edf per il nucleare in Francia, ma dovrebbe ringraziare i cittadini italiani che con il referendum del giugno 2011 hanno bocciato il ritorno del nucleare, evitando un fallimento annunciato. È di ieri la notizia che il costo del reattore Epr in costruzione nella Francia nordoccidentale è quasi triplicato, passando da 3,3 a 8,5 miliardi. Se oggi Enel fosse impegnata nella costruzione di nuove centrali nucleari nel Paese, correrebbe il rischio di essere una bad company».