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La locomotiva Usa tira. Il Pil del trimestre a +2,7%

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Imercati europei hanno festeggiato: le borse del vecchio continente hanno chiuso con decisi rialzi e Milano, la migliore, ha chiuso a +2,81%). Più timido, invece, il segno positivo di Wall Street che viaggiava verso un +0,4% a metà seduta. Il dato sulla crescita in realtà era atteso. Anzi, gli analisti si aspettavano un risultato ancor più positivo, con una crescita del 2,8%. Ma la Casa Bianca può tirare un sospiro di sollievo: non ci sono state sorprese, con Obama che ora può tentare più serenamente l'affondo per un accordo sul deficit che vuole centrare assolutamente entro Natale. Accordo che permetterà di annientare lo spettro di un aumento automatico della spesa e delle tasse, e dunque quello di un impatto negativo sulla ripresa americana e mondiale. A trainare l'economia statunitense da luglio a settembre è stato soprattutto l'aumento dell'1,1% delle esportazioni (che nel corso della prima lettura erano addirittura in calo dell'1,6%). Deludente, invece, l'aumento della spesa per i consumi delle famiglie, cresciuta solo dell'1,4%. Non tanto quanto si era sperato (in prima lettura era indicato un +2%) e inferiore al trimestre precedente, ma comunque in grado di contribuire all'impennata del pil. Sul fronte delle importazioni, poi, si registra un modesto aumento dello 0,1% (anche se il dato in prima lettura era di -0,2%), mentre le scorte nel settore privato sono salite dell'1,9%. Male invece gli investimenti delle imprese - soprattutto quelli nell'innovazione tecnologica - scesi del 2,2% contro l'1,3% della prima stima. Non entusiasmante, infine, il dato sui sussidi di disoccupazione: le richieste negli ultimi sette giorni sono scese a 393.000 dalle 416.000 della settimana precedente. Gli analisti avevano previsto un calo a 390.000. Gli occhi, comunque, sono ora sempre più puntati sulle trattative sul «fiscal cliff» tra Casa Bianca e Capitol Hill. Ed è questo che ha dato euforia ai mercati.

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