«Regole per i call center uguali per tutti. Oppure lasciamo l'Italia»
Lo Stato deve garantire che le regole siano uguali per tutte le imprese del settore call center e che siano rispettate» spiega a Il Tempo Lucio Appollonj Ghetti, ad di Teleperformance, multinazionale francese dei servizi di call center con 130.000 dipendenti in 51 paesi. Cosa non va nel settore? «Siamo una multinazionale e abbiamo perdite solo in Italia. Eppure le riforme del governo andavano nella direzione di attirare i capitali. Così non va. Abbiamo già annunciato 330 licenziamenti a seguito della chiusura della sede di Roma e ulteriori 785 esuberi oggetto della procedura di mobilità riguardanti le sedi di Fiumicino e Taranto». Cosa chiedete? «Oltre al rispetto delle regole, un costo del lavoro uguale per tutti e non drogato da incentivi o aiuti di Stato che si traducono esclusivamente in un beneficio per la committenza. Poi la restituzione del reddito non percepito dai dipendenti pari a 7 milioni di euro e l'individuazione di strumenti che consentano alla società di recuperare le perdite subite pari a 27 milioni di euro». Chi non rispetta la regole? «Ci dobbiamo confrontare con un mercato caratterizzato da fenomeni di malavita organizzata. Mi riferisco agli arresti dei vertici della società Blu Call e all'intervento della Guardia di Finanza in un call center di Avellino che impiegava 112 lavoratori in nero»» Chi pensate debba aiutarvi? «Innanzitutto auspico sia raggiunto un accordo sindacale che assicuri le condizioni necessarie per competere sul mercato e tornare a crescere. Poi lo Stato deve trovare una soluzione a quelle leggi che consentono alle aziende di call center, nate ad esempio al Sud, di non pagare i contributi per tre anni. Creano distorsioni che non possiamo combattere. Lascerete l'Italia? «Se costretti sì. Alcuni colleghi che lavorano nel mondo e con i quali mi confronto mi dicono che è diventato più facile lavorare in Colombia». Leo. Ven.