«L'aumento dell'Iva sarà una Caporetto per le famiglie»
Èimpietosa la fotografia tracciata dal presidente della Confcommercio Carlo Sangalli nella sua relazione annuale. A una platea che vede in prima fila ministri (Passera, Gnudi, Patroni Griffi, Ornaghi), politici (Alfano, Bersani, Casini, Fini, Maroni), imprenditori e banche (Mussari, Guzzetti), il leader dei commercianti evidenzia un Pil tornato ai livelli del 1998, parla di «effetti recessivi pesanti» calcolando che tra il 2011 e il 2014, gli aumenti Iva «rischiano di tradursi in minori consumi reali per circa 38 miliardi». Con un livello di tassazione salita al 55%, curato con la medicina insostenibile (senza crescita) delle manovre correttive, il Paese ormai «rischia lo schianto». «Diteci quando si inizierà a ridurre le tasse», è l'appello di Sangalli che interpretando gli umori della base, chiede «una risposta urgente che non può essere rinviata. Siamo agli sgoccioli» avverte, il peso delle tasse «zavorra drasticamente investimenti e consumi». Anche a fronte di un accesso al credito sempre più con il contagocce, «insufficiente a bagnare il terreno della crescita», Sangalli suona la sveglia a governo e classe politica: servono fatti - dice - occorre certo più Europa ma un'Europa diversa, basta con quella del «stiamo valutando, ci stiamo confrontando..». «Sulle ragioni della crescita l'Europa e l'Italia ci devono mettere la faccia» ribadisce ricordando che «se non si rimettono in moto crescita e occupazione, la medicina del rigore diviene insostenibile». «Non ci sono sconti nè scorciatoie». Per questo a Bruxelles Monti deve porre «con determinazione e urgenza la questione della inderogabile e tempestiva integrazione tra le ragioni della disciplina fiscale e di bilancio e le ragioni della crescita e dell'occupazione». A conferma dell'altolà pronunciato da Sangalli, fuori della sala decine di imprenditori scesi da Veneto tutta la loro esasperazione. Applausi scandiscono il passaggio nel quale l'Imu viene definita «una mazzata» per gli esercizi commerciali. Semplificazione, spending review e riforme, chiede la Confcommercio: sfrondare un sistema fiscale «barocco» che costa alle imprese 2,7 miliardi di adempimenti l'anno. E poi riordino della fiscalità territoriale e chirurgia ricostruttiva della spesa pubblica. «Dimagrisca lo Stato e dimagrisca la pubblica amministrazione» così come da anni imprese e famiglie stringono la cinghia. Bene quindi le dismissioni e più rigore contro evasione fiscale che sottrae cifre da brivido (120-150 miliardi l'anno), ma Sangalli boccia la logica «delle liste nere». «No alla suggestione strisciante dei commercianti e piccoli imprenditori tutti e soltanto loro evasori» dice.