Gli europei diventino un popolo
Eletto,Giovanni Paolo II, pronunciò "non abbiate paura…", frase ripresa dalle Sacre Scritture che però trascese il suo significato religioso. L'idea della Europa deve basarsi sul superamento della paura. Gli imperi coloniali del vecchio continente una volta dominavano l'economia mondiale. Ora, i paesi Ue per poter competere con quelli emergenti, hanno bisogno di una ampia visione politica. Politica che percepisca la differenza tra fare politica e governare lo Stato. Per dirla con De Gasperi "il politico pensa alle prossime elezioni, lo statista alle generazioni future...". A Bruxelles esiste una burocrazia che si sovrappone a quella degli stati membri. Sembra paradossalmente che l'Europa, abbia nella sua azione, il credo guicciardiano del piccolo particolare. Come indicare le misure dei pesci e cetrioli. Non diciamo nulla di originale, ricordando che l'Europa è mancante di quella politica comune che solo uno stato federale può avere. Preoccupa la mancanza di visione utopistica di coloro che pensano ed auspicano il superamento degli egoismi europei che inevitabilmente condurranno allo sfacelo. Piangere sul latte versato e imporre sanzioni non serve a nulla. Si aggrava la situazione dei più deboli che non hanno la possibilità di reazione. Provocatoriamente. Creiamo una nuova Versailles, non per sanzionare la Germania ma per liberarla dall'euro con il ritorno al marco. Non subiremo, come predisse Keynes, la vendetta dei tedeschi. Il rigore li metterà al riparo dalla inflazione selvaggia che li colpì nella Repubblica di Weimar. Dovrà esserci di contro un colpo di reni dei paesi latini per sopportare sacrifici che loro stessi si imporranno senza la spada teutonica. Cominciamo noi italiani a rialzare la testa. Vincendo la paura della catastrofe e affrontando i problemi come abbiamo sempre fatto nei momenti di calamità. Occorre dai politici un messaggio chiaro e unitario al popolo perché questo capisca per decidere se vuole essere europeo. Politico e non geografico.