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Leonardo Ventura La Confsal - quarta Confederazione sindacale italiana e prima dei sindacati autonomi - da anni esprime una linea riformistica, orientata a garantire le nuove tutele per lavoratori dipendenti e pensionati.

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Qualè la sua valutazione sui provvedimenti finora presi dal Governo Monti per il risanamento dei conti pubblici? «I provvedimenti per il riequilibrio dei conti pubblici andavano fatti in tempi brevi, ma né l'obbligatorietà né l'emergenza possono giustificare tanta iniquità nei confronti dei pensionandi, degli esodati, dei proprietari di un'unica casa, frutto del risparmio di una vita, nonché dei consumatori di beni e servizi di prima necessità. Il governo ha scelto di fare cassa con provvedimenti immediati, duri e iniqui per le classi meno abbienti e le classi medie. Pertanto, la mia valutazione è fortemente negativa». E sulla riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali? «Il provvedimento risente del mancato accordo al tavolo di Palazzo Chigi fra governo e parti sociali, che, peraltro, non ha visto presente la Confsal, quarta confederazione sindacale italiana e neppure altri sindacati rappresentativi. Quindi si tratta di un accordo volutamente parziale. Il provvedimento presenta qualche luce riguardo alla flessibilità in entrata, ai contratti d'ingresso e all'apprendistato, ma anche molte ombre, soprattutto per quanto riguarda le modifiche all'articolo 18, il cui testo finale è il risultato di un compromesso politico di non alto profilo. Tra l'altro, sempre secondo la Confsal, non sarà la riforma Fornero a dare una spinta importante per la ripresa della crescita». Ma per quale motivo la Confsal è stata esclusa dalle relazioni sindacali volute dal ministro Fornero? «La Confsal è la quarta confederazione sindacale e ha sottoscritto tutti gli accordi-quadro e le intese vigenti. Non più tardi di un mese fa ha sottoscritto l'Intesa sul pubblico impiego di Palazzo Vidoni. Pertanto, la decisione del ministro di escluderci dal tavolo di confronto sulla riforma del mercato del lavoro non trova precedenti nell'ultimo decennio e rimane isolata anche nell'ambito delle relazioni sindacali del governo Monti. C'è anche da dire che il ministro Fornero è sempre quel ministro che ha fatto la riforma del sistema previdenziale e pensionistico con atto unilaterale, provocando lunghi e iniqui differimenti di accesso alla pensione e la grave questione degli esodati, ancora in gran parte irrisolta. Inoltre, il ministro Fornero, in questi giorni, si è resa protagonista di un grave episodio durante l'incontro sulla spending-review, quando, con modalità a dir poco inusuali, non si è dichiarata disponibile ad ascoltare tutte le delegazioni delle sigle sindacali rappresentative. Per non parlare dei ripetuti "sconfinamenti" nelle competenze del ministro della pubblica amministrazione Patroni Griffi. A questo punto, ai cittadini italiani non resta che sottoscrivere una polizza di assicurazione contro i provvedimenti del ministro Fornero e del governo Monti in materia di lavoro, welfare e spending-review. Per la Confsal è gravissimo che un ministro della Repubblica non possieda la disposizione a valorizzare l'autonomia e la responsabilità dei sindacati e, soprattutto, non abbia sufficiente sensibilità politica per dare puntuale applicazione alle norme costituzionali sul pluralismo e sulla democrazia sindacale. Il governo ha operato bene o male per uscire dalla recessione e avviare la ripresa? « Sul fronte della crescita servono provvedimenti innovativi e coraggiosi per rimuovere i fattori negativi interni. Questo non lo sostiene soltanto la Confsal, ma i maggiori organismi Internazionali, quali il Fondo Monetario Internazionale e l'Ocse. Per noi è centrale la riforma del fisco, coniugata a una seria lotta all'evasione e all'elusione». Quali sono i provvedimenti fiscali che favorirebbero la crescita? «I provvedimenti fiscali vanno orientati all'equità, alla redistribuzione della ricchezza, al recupero del potere di acquisto dei lavoratori dipendenti e dei pensionati e al sostegno della domanda interna. In concreto come Confsal proponiamo: primo, intervenire sull'imposta sui redditi delle persone, tagliando di tre punti la prima aliquota, dal 23% al 20%, e la terza aliquota dal 38% al 35%. Secondo, cancellare l'Imu sulla prima casa o, in subordine, sull'unica casa, quella in cui si vive. Terzo, compensare la riduzione del prelievo sui redditi delle persone fisiche e sull'Imu con l'inasprimento dei provvedimenti anti-evasione/elusione e introducendo il reato penale secondo il principio per cui "il diritto e la legalità si reggono sulla serietà della sanzione"; con l'aumento dell'Iva sui beni/servizi voluttuari e di lusso; con un'imposta, limitata nel tempo, sui grandi patrimoni. Con questi provvedimenti si potrebbe ripristinare un minimo di progressività fiscale e rimuovere un importante fattore negativo di crescita, liberando risorse per consumi, risparmi e investimenti». Tutto questo mentre prosegue la crisi dell'Eurozona. «Il governo della moneta unica europea soffre la grave mancanza di una governance politico-economica da parte dei massimi organismi dell'Eurozona e dell'Unione europea. Gli investitori sono sfiduciati. Basterebbe incominciare a operare con provvedimenti al momento possibili per alimentare gradualmente il processo d'integrazione globale».

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