Fusione tra Fiat Industrial e Cnh. La società non sarà a Piazza Affari
Continua a ritmo serrato la riorganizzazione del Gruppo Fiat con una configurazione sempre più internazionale e quindi meno legata all'Italia. Fiat Industrial ieri ha proposto al consiglio d'amministrazione di CNH l'integrazione. Nnascerebbe una nuova società di diritto olandese, in cui confluirebbero tutte le attività di veicoli commerciali (Iveco), macchine agricole (Cnh) e motori (Fpt Industrial). Due le novità di rilievo: non comparirà il nome Fiat e la newco che nascerà dalla fusione essendo di diritto olandese sarà quotata al Nyse di New York e con una quotazione secondaria su un'altra Borsa in Europa ancora da definire. È ovvio che a seguito dell'integrazione sarà avviato il delisting, ovvero l'uscita, di Fiat Industrial da Piazza Affari. Secondo Fiat Industrial tale operazione semplificherebbe la struttura del capitale del Gruppo, creando un'unica azione quotata e darebbe vita a un operatore nel settore dei capital goods in grado di confrontarsi con le principali aziende nordamericane del settore sia a livello di dimensioni sia di capacità attrattiva sui mercati finanziari. Inoltre migliorerebbe il profilo di credito di entrambe le società e creerebbe una base solida su cui costruire le future opportunità di crescita. L'operazione non comporterebbe il riconoscimento di un premio per gli azionisti delle due quotate in quanto la riduzione dei costi è minima. La sede sociale sarà trasferita dall'Italia ai Paesi Bassi. John Elkann, amministratore delegato di Exor ha sottolineato che «la doppia quotazione in Usa e in Europa aumenterà la visibilità sui mercati finanziari delle attività del terzo gruppo a livello mondiale nel settore dei capital goods e ne aumenterà in modo significativo la flessibilità strategica». Il presidente di Fiat Industrial, Sergio Marchionne, in una lettera ai dipendenti, ha spiegato che oltre all'importanza strategica, la fusione «costituisce la naturale evoluzione del processo di semplificazione del mondo Fiat». Una riorganizzazione che è cominciata con la scissione di Fiat da Fiat Industrial nel 2010. Marchionne ha poi sottolineato che la fusione consentirà di «ottenere finanziamenti dei nostri business a costi più favorevoli». Peraltro la quotazione distinta di FI e CNH in due mercati diversi aveva scarsa capacità attrattiva. «La semplificazione della struttura societaria e la relativa governance - commenta John Elkann - apporteranno significativi benefici a tutti gli azionisti di entrambe le società». Il manager ha tenuto precisare che «non ci saranno effetti sulle attività operative nè tanto meno sul personale. Per chi di voi lavora in stabilimento come per chi lavora in ufficio non cambierà nulla, se non il fatto che si aprono nuove e interessanti prospettive». Fiat industrial è «ben posizionato per la crescita in Cina, Russia e India». La società ha registrato nel 2011 un fatturato pari a 24,3 miliardi e un utile della gestione ordinaria per 1,7 miliardi. I dipendenti sono 67mila (in Italia il 27,8%), gli stabilimenti 64 (14 in Italia).