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Timori per Atene fuori dall'euro. In Borsa il cartello "vendesi tutto"

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Lo spettro dell'uscita dalla Grecia dall'euro zona spaventa le borse europee, che bruciano quasi 140 miliardi di capitalizzazione. L'indice EuroStoxx 600 ha perso infatti ieri il 2,14% pari a 138,8 miliardi di euro. Solo a Piazza Affari i miliardi andati in fumo sono 11,7 corrispondenti a una perdita del Ftse All-Share pari al 3,6%. Se la Borsa italiana si conferma la peggiore in Europa non vanno meglio le college europee. Madrid chiuede a -3,31%, ma archiviano una giornata pesante anche Parigi (-2,62%)Francoforte (-2,33%) e Londra (-2,53%) che paga il crollo dell'8% del London Stock Exchange dopo l'uscita dal capitale di UniCredit e Intesa. I mercati non si sono fatti abbindolare dalle dichiarazioni di accordo tra i leader europei sulle possibilità di arrivare a un percorso condiviso per uscire dalla crisi. L'ottimismo che ha guidato le contrattazioni martedì scorso è stato smarrito subito. Fin dall'avvio delle contrattazioni, i listini hanno viaggiato in rosso, in un mercato che ha visto farsi più concreto lo scenario di un addio della Grecia all'euro. La moneta unica è andata giù e piombata fin sotto la soglia 1,26 dollari per la prima volta da luglio 2010, ossia nel pieno della prima crisi greca. Il petrolio è tornato otto i 90 dollari al barile rivedendo i minimi da novembre. Un contesto nel quale non potevano non risalire la pressione sugli spread. Il differenziale tra Btp e Bund si è allargato a 430 punti dai 410 di martedì. La forbice tra i decennali di Madrid e Berlino ha superato i 480 punti e Fitch ha certificato, numeri alla mano, la fuga degli investitori stranieri dal debito di Italia e Spagna. «Non ho questa percezione», ha commentato il viceministro dell'Economia Vittorio Grilli, limitandosi a riscontrare che sul mercato «c'è grande volatilità». Ma intanto è corsa ad accaparrarsi i blindatissimi titoli di Stato tedeschi con i rendimenti che cadono a nuovi minimi storici. Questo il clima sui mercati nel giorno del vertice informale Ue sulla crescita. Un appuntamento ad alta tensione. La cancelliera Angela Merkel è arrivata con u convoglio bliandato di 8 macchine e seguita a vista da un elicottero. La posta in gioco è molto alta e le possibilità di un accordo molto basse. Eppure le indicazioni degli Stati membri diversi dalla Germania sono state oscurate dalle indiscrezioni filtrate a Bruxelles su piani d'emergenza specifici di ciascun partner dell'euro per sopravvivere a una uscita della Grecia dall'unione monetaria. Atene ha smentito le voci ma senza gran convincimento. Così i mercati hanno pagato il conto e soprattutto restano scettici sulle manovre dei leader europei ancora divisi sulle mosse da mettere in campo, a partire dallo scontro Merkel-Hollande sugli Eurobond e alla richiesta di un maggiore interventismo della Bce sollecitata dalla Spagna. Il premier Mariano Rajoy ieri ha chiesto aiuto a Francoforte avvertendo che la Spagna «non riuscirà a sostenere a lungo tassi così alti per finanziarsi». E in effetti Fitch ha calcolato quanto si è ridotto all'estero l'appeal per il debito di Italia e Spagna: sui titoli italiani la quota di investitori stranieri è scesa al 32% dal 50% del 2008. Per i Bonos spagnoli si è passati al 34% dal 60%. Una fuga, iniziata nel terzo trimestre del 2011, ha spiegato Fitch, che però è stata compensata dalle maxi iniezioni di liquidità Bce. Per l'agenzia, Francoforte e anche il fondo salva-Stati Esm potrebbero dare ulteriore liquidità per dare ossigeno ai Paesi e permettere loro di portare avanti il consolidamento di bilancio e riforme così da incoraggiare il ritorno degli investitori internazionali. Per ora l'interesse cresce solo per i solidi Bund, tanto che ieri Berlino ha incassato una domanda sostenuta anche per titoli a 2 anni (4,6 miliardi) a cedola zero e con un rendimento al minimo storico dello 0,07%. E la corsa ai titoli tedeschi ha fatto scendere il rendimento del Bund a 30 anni per la prima volta sotto la soglia del 2%.

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