"Per la crescita project bonds e più fondi alla Bei"
«Difficilmente il Cancelliere Merkel accetterà gli Eurobond. Meglio allora accelerare la creazione del fondo di redenzione del debito in cui incanalare i debiti superiori al 60% del pil». Guy Verhofstadt, europarlamentare presidente del gruppo Liberali e Democratici (ALDE) e promotore assieme al Verde Daniel Cohn-Bendit, della formazione del Gruppo Spinelli per il rilancio dell'integrazione europea, è uno dei più attivi sul fronte del dibattito per le misure per la crescita. I vertici finora non hanno partorito nessuna decisione sulla crescita ma hanno messo in evidenza la spaccatura nell'Eurozona. Come se ne esce? «È molto probabile che la situazione fino a giugno peggiori. Abbiamo comunque visto in molte occasioni i leader europei prendere decisioni solo quando sono con le spalle al muro. Temo sarà così anche questa volta, ma almeno spero si decideranno a prendere reali misure per la risoluzione della crisi, come la creazione del fondo di redenzione del debito, piuttosto che continuare ad adottare costossime mezze misure. Coloro che credono che un mercato degli Eurobond non sia lo strumento per risolvere la crisi devono capire che tale misura è indispensabile per garantire la stabilità e rilasciare risorse finanziarie alla crescita». Berlino potrebbe cedere almeno sulla golden rule, ovvero non considerare come deficit la spesa per investimenti? «La Germania ha appena introdotto un freno all'indebitamento nella propria Costituzione, che ha per altro sostenuto ferocemente anche nel fiscal compact. È improbabile quindi che siano aperti a tale proposta. Un sistema correttamente progettato per l'emissione di euro-obbligazioni come quello del fondo di redenzione o la proposta di obbligazioni blu e rosse combinerebbero disciplina e solidarietà. Ciò è molto più vicino alla posizione tedesca rispetto alla golden rule». Il presidente francese Hollande continuerà ad avere una posizione critica verso la Merkel? «Bisognerà vedere cosa resta dopo le elezioni parlamentari francesi. Spero solo che Hollande resti fermo sulla propria posizione e caldeggi la proposta per un fondo di redenzione del debito oltre ad altre misure per la crescita» Se la Merkel resterà sulle sue posizioni, quali soluzioni potrà trovare il vertice di fine giugno sulla crescita? «Si potrebbe trovare un accordo, come noi liberali e democratici abbiamo proposto da tempo, di aumentare il capitale della BEI, incrementare su scala più ampia i project bonds e sfruttare i fondi comunitari non spesi». Davvero Bruxelles sta preparando un piano per l'uscita della Grecia dall'Eurozona? «Ho sentito parlare di questa riflessione». E se la Grecia dovesse uscire quali saranno le conseguenze per gli altri Paesi dell'Eurozona? «Nessuno può realmente prevedere le conseguenze. Quelle politiche sarebbero sicuramente disastrose. Sarebbe ammettere che abbiamo fallito». Quali misure dovrebbe prendere l'Italia? «L'Italia è sulla strada giusta e ha mostrato di avere intrapreso le difficili ma necessarie riforme. Ora è necessario mettere in atto una reale strategia europea per la crescita, altrimenti tutti i sacrifici fatti potrebbero essere vani». È possibile un Euro a doppia velocità, uno per i Paesi forti e un altro per quelli più indebitati? «Non avrebbe molto senso. Gli Stati membri non potrebbero sfruttare appieno i vantaggi dell'Unione monetaria. Inoltre ciò comporterebbe un aumento dei costi per i cittadini e per le imprese. Non dobbiamo fare marcia indietro ma creare una vera unione economica e fiscale, istituendo un mercato di obbligazioni comunitario».