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Intesa SanPaolo e Unicredit Addio alla Borsa di Londra

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Ameno di cinque anni dall'acquisizione del listino di Piazza Affari da parte del London Stock Exchange (estate 2007), i due grandi azionisti made in Italy, ovvero UniCredit e Intesa Sanpaolo, decidono di vendere le rispettive quote. Si tratta di una partecipazione dell'11,5 per cento e finora rappresentava lo zoccolo duro targato Italia nell'azionariato dell'Lse. Al momento non è stata fornita nessuna indicazione da parte delle due banche sulla decisione di mettere in vendita le quote. Va detto però che scorsi anni si erano mosse nella stessa direzione anche gli altri soci storici di Borsa italiana, divenuti azionisti della City per effetto della fusione. Tra questi il Montepaschi e il Banco Popolare che avevano dismesso le rispettive quote, mentre Banca Sella possiede ancora qualcosa come lo 0,1 per cento. Sotto l'1% dovrebbero esserci anche Banca Finnat, Banca Intermobiliare ed Emittente Titoli. E così, con un blitz, UniCredit e Intesa hanno dato mandato a Morgan Stanley di piazzare, rispettivamente, il 6,1% (16,6 milioni di azioni) e il 5,4% (14,5 milioni) in loro possesso. L'operazione, assistita da Banca Imi e UniCredit Bank London branch, è riservata ad investitori istituzionali. In base ai valori espressi in Borsa da Lse (ieri 10,21 sterline) la partecipazione vale oltre 38 milioni di euro e secondo indiscrezioni le due banche vorrebbero vendere a 0,96-10 sterline per azione. Ad oggi l'azionariato del gruppo guidato da Xavier Rolet vede al primo posto la Borsa di Dubai con una quota del 21%, al fianco del fondo sovrano Qatar investment Authority che possiede un altro 15 per cento. Oltre il 35% della società è in mano a investitori istituzionali. Va detto infine che il riassetto all'orizzonte provocherà effetti anche sulla governance. Nel board siedono Paolo Scaroni, Jerusalmi (Ceo) e Tononi (presidente).

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