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Berlino dice di nuovo no agli eurobond

Il premier Monti con il cancelliere Merkel

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È un no preventivo. In vista del vertice straordinario Ue di domani convocato a Bruxelles per trovare una ricetta sulla crescita, la Germania ieri ha ribadito il suo No agli Eurobond. «Siamo contrari ora come prima. I titoli del debito comune in Europa non sono uno strumento adeguato per combattere la crisi» ha detto Georg Streiter, portavoce del Cancelliere Angela Merkel e ha ribadito che «la priorità è rafforzare la competitività e risanare le finanze pubbliche». E ieri si è fatto sentire anche il presidente americano Obama che ha sollecitato l'Europa a «risolvere subito i suoi problemi» e si è detto preoccupato per quello che succede in Grecia perché «ha un impatto anche sugli Stati Uniti». Nel corso del summit della Nato Obama ha sottolineato che «il senso di urgenza nell'Eurozona è maggiore rispetto a due anni e mezzo fa» poichè la crisi «minaccia l'intera economia globale». Quindi ha esortato i Paesi dell'Eurozona ad agire con «un coordinamento più efficace» per risolvere la crisi del debito». Il neo ministro delle Finanze transalpino, Pierre Moscovici, che ha incontrato a Berlino il suo omologo tedesco Wolfgang Schaeuble, ha riferito che non c'è stato alcun passo in avanti. «Siamo rimasti entrambi sulle nostre posizioni», ha spiegato Moscovici e ha lasciato intendere che per il momento non se ne farà nulla. Gli Eurobond sono «un'idea forte ma la Francia non può imporre il suo punto di vista agli altri» ha detto rimarcando che «il vertice di mercoledì ha senso solo se viene messo tutto sul tavolo». Interpellato sulla candidatura di Schaeuble al vertice dell'Eurogruppo, il ministro ha glissato affermando che la questione sarà parte di un «pacchetto di decisioni personali». Poi pur insistendo che «tutte le opzioni per stimolare la crescita in Europa devono essere prese in considerazione», Moscovici ha comunque riconosciuto che «anche una politica di bilancio responsabile è importante» e ha assicurato l'impegno di Parigi a riportare il rapporto deficit-Pil sotto il 3% nel 2013. Insomma la Francia ha intenzione di rilanciare il tema della crescita nel vertice di domani ma non al punto di entrare in rotta di collisione con la Germania. Anche la Commissione Ue ritiene che gli Eurobond siano un «asset importante» ed «economicamente valido» nel quadro delle misure destinate a essere messe in campo per rispondere alla crisi. Ma ora si tratta di prendere una decisione che è «essenzialmente politica» ha precisato il portavoce del commissario per gli affari economici Olli Rehn, Amadeu Altafaj. Per arrivare agli Eurobond, però, ha ricordato il commissario Ue qualche giorno fa, serve «una maggiore integrazione politica», con una «governance economica rafforzata» in modo da «evitare l'azzardo morale» per i Paesi più in difficoltà con il loro debito. Il presidente francese ha dichiarato che porrà ufficialmente sul tavolo la questione della mutualizzazione del debito in Europa. Ma non solo: da Bruxelles nei giorni scorsi il vicepresidente della Commissione, Antonio Tajani, ha sottolineato che domani si dovrà «discutere del ruolo della Bce, perchè l'Unione monetaria ha bisogno di una banca centrale che funzioni come la Fed americana». Emissione e garanzia comune del debito da una parte, ruolo della banca centrale e nuove risorse per il bilancio europeo - da trovare con la Tassa sulle transazioni finanziarie, o Tobin Tax - dall'altra sono i due pilastri principali dell'azione per portare l'Europa fuori dalla crisi, secondo la stragrande maggioranza del Parlamento europeo. Con il Ppe, ovvero il partito popolare europeo, che nella riunione del suo Bureau in Irlanda ha avvertito il pericolo di un crollo improvviso di consensi dopo 15 anni ininterrotti di dominio della scena europea. Il summit di domani rischia quindi di tradursi nell'ennesima dichiarazione di buone intenzioni ma senza partorire nulla di concreto o quantomeno di sostanziale ai fini della crescita.

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