Monti convince Obama non gli italiani
«L'Italia si presenta al G8 con le carte in regola. E quindi può esprimere con forza nel quadro europeo, le sue posizioni». A Washington in attesa di partire per Camp David dove si svolge il summit dei Grandi della Terra riuniti per trovare una ricetta per arginare la crisi europea che rischia di travolgere l'economia mondiale, il premier Mario Monti rivendica all'Italia un ruolo di assoluta parità con gli altri Big. Le manovre di risanamento hanno rimesso il Paese in carreggiata e ora può sedere al vertice internazionale non più in una condizione di subalternità. E lo dimostra il fatto che il presidente americano Barack Obama gli ha assegnato il compito di aprire i lavori della sessione sui temi economici globali. Non solo. La Cnn gli ha dedicato una lunga intervista nel seguitissimo settimanale di approfondimento politico-economico. Nel discorso di apertura Monti sosterrà che gli investimenti produttivi, che possono far bene alla crescita, dovrebbero essere scorporati dalla spesa corrente. Occorre una ripresa «molto più vigorosa che consenta anche di mantenere nel tempo quegli equilibri di bilancio pubblico che l'Italia per prima e con tanta fatica ha raggiunto e intende mantenere». Insomma l'Italia non è più il Paese che si presenta con il capello in mano a pietire un allentamento delle regole del rigore. Ma proprio perchè «ha le carte in regola» può sollecitare un cambio di percorso in direzione dello sviluppo. «Bisogna trovare un punto d'incontro tra il rigore fiscale e gli stimoli alla domanda» afferma alla Cnn ma precisa che «se si tratta di una crociata per più domanda allora la riluttanza tedesca non è totalmente infondata». Se invece «si tratta di rimuovere i colli di bottiglia nella fornitura di beni e servizi, quindi in generale di domanda di investimenti, allora dovrà essere guardata in maniera più positiva di quando fanno le autorità europee più conservatrici». Monti rileva, inoltre, che per gli Stati Uniti «è più facile essere più rilassati rispetto ad un'espansione della domanda, comunque finanziata». Il Prof mette in evidenza che il G8 «viene in un momento in cui la situazione finanziaria ed economica mondiale ed europea è molto complicata». Non solo. Il premier è convinto che «la governance dell'Unione europea uscirà rafforzata dalla crisi greca». A Camp David, Monti incontrerà il presidente Usa Obama, il neopresidente francese Hollande e il premier russo Medvedev. Al G8 non parteciperà Putin. Sul tema della crescita Monti avrà come alleato Hollande che ha fatto dello sviluppo la parola chiave del suo successo elettorale. Sul banco degli imputati invece il Cancelliere tedesco Angela Merkel che si trova ora a dover giustificare l'ostinazione per il rigore finanziario. Anche da Washington sono venute critiche a questa rigidità. Una Eurozona claudicante non aiuterà la ripresa statunitense e dunque non favorirà la rielezione di Obama. La Germania si è posta finora come il partner eccellente della Cina: serio, tecnologico, pronto al dialogo. Ma oggi persino Pechino trova nella mancanza di crescita europea un motivo di forte preoccupazione visto che il Vecchio Continente è la principale meta delle esportazioni cinesi. Anche la parte più attenta dell'imprenditoria tedesca è consapevole che il rigore ad ogni costo potrà condurre non solo all'isolamento ma allo strangolamento delle economie vicine, verso le quali le esportazioni tedesche continuano a dirigersi. Spetterà a Obama fare da mediatore tra coloro che insistono per un rigore assoluto sul fronte dei conti pubblici e della riduzione del debito e quelli che spingono per la crescita. Dopo il G8 ci sarà l'appuntamento del 23 maggio con il Consiglio straordinario europeo che dovrà tirare le fila e dare un segnale concreto di una correzione di rotta. Almeno questo è quello che i mercati si aspettano anche se tra gli operatori di Borsa prevale un certo scetticismo sulla possibilità di deragliamenti dalla linea del rigore ribadita da Berlino.