Così è finito un ciclo storico
Le tasse, la crisi e gli errori commessi negli ultimi mesi stanno erodendo il consenso degli italiani sul governo e il premier. Non sono sorpreso: la pressione fiscale è troppo alta e combinata con la recessione sta stritolando il mondo produttivo meno orientato all’export. I dati della produzione industriale di marzo sono chiari: ordinativi e fatturato sono fermi, penalizzati da un mercato interno asfissiato da costo del lavoro, burocrazia e gabelle. Il segnale che il Paese si sta piegando è arrivato ieri: Fiat per la prima volta ha messo in cassa integrazione per sei giorni tutti gli impiegati di Mirafiori. È l’emblema di un’azienda globalizzata che ha ottimi risultati nelle aree di forte crescita all’estero, ma soffre la scelta di non delocalizzare le fabbriche tricolori. Fiat è a un bivio: restare in Italia o no? Il cuore di Sergio Marchionne dice che bisogna continuare a produrre in patria, ma la testa gli ricorda che un Paese con grandi incertezze, alta conflittualità e nessuna politica industriale è un azzardo letale. Servirebbe un governo con capacità di visione, non solo di addizione e sottrazione. Ma i partiti sono scappati a gambe levate e i professori sono ancora in cattedra e non al ministero. Alternative? Siamo seri, nessuna. Le nostre condizioni e lo scenario europeo sono da brividi. L’uscita della Grecia dall’Eurozona è un’opzione concreta, i rischi di contagio finanziario elevati e la paura potrebbe bruciare sui mercati miliardi su miliardi in poche drammatiche sedute. I giocatori di biliardo dicono: calma e gesso. Non se ne vede in giro. I tedeschi sono in fase Sturmtruppen, solo che invece di far ridere fanno piangere; i greci sono indebitati per un paio di futuri e condannati alla fame nel presente; gli spagnoli fanno la movida e nazionalizzano le banche; i francesi hanno ripreso la Bastiglia ma non sanno cosa vuole fare Hollande; gli italiani si impegnano nell’arte di arrangiarsi ma sospettano che sotto il loden di Monti non ci sia lo stellone. Come durante la Seconda Guerra Mondiale, si spera nell’arrivo del Settimo Cavalleggeri ma l’America ha i suoi problemi, Wall Street gonfia un’altra bolla hi-tech e Barack Obama pensa alle presidenziali di novembre. Amici, in Occidente è finito un ciclo storico. Il nuovo inizio è a Oriente.