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I mercati e i soggetti invisibili

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Mercati, operatori al lavoro alla Borsa  di Milano

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Nella sua prima relazione annuale da presidente della Consob Giuseppe Vegas non ha avuto, come si suol dire, peli sulla lingua ed ha gettato l'allarme sulle anomalie e le distorsioni dei mercati finanziari che bruciano i risparmi delle famiglie e penalizzano le imprese e l'intera economia reale. Vegas ha definito «annus horribilis» l'ultimo trascorso durante il quale la borsa ha perso un terzo del proprio valore e le banche addirittura la metà della loro capitalizzazione. In un passaggio della sua relazione dinanzi al presidente della Repubblica e all'intero gotha della finanza italiana, Vegas ha detto che i cittadini non sono più disponibili a trasferire a «soggetti invisibili» le decisioni sulla propria vita e sul proprio futuro. Musica per le nostre orecchie che da oltre 10 anni tentiamo, invano, di spingere la politica a mettere all'ordine del giorno una diversa disciplina dei mercati finanziari dopo vent'anni di ubriacatura da deregolamentazione. In poco più di quattro lustri, infatti, c'è stata una violenta e progressiva finanziarizzazione dell'economia globale con la progressiva emarginazione del primato della politica nel governo del mondo affidato sempre più ad un capitalismo finanziario senza regole e senza responsabilità. Questo drammatico quadro internazionale in cui la finanza «succhia» valore economico alla produzione ed al lavoro rischia di riprodurre nelle società occidentali effetti sociali simili a quelli prodotti dalla prima industrializzazione nel diciottesimo secolo. Effetti devastanti che, non dimentichiamolo, furono le basi sociali per teorie economiche e politiche terribili come quella del comunismo internazionale che solo all'inizio del XX secolo riuscirà, poi, a trasformarsi in sistemi politici liberticidi. Per temperamento e convinzioni non siamo mai stati catastrofisti ma da tempo avvertiamo che questo capitalismo finanziario mette a rischio lo stesso modello democratico che si è consolidato in occidente nell'ultimo secolo. Le democrazie occidentali, infatti, hanno crescenti difficoltà a mettere la museruola al capitalismo finanziario che, peraltro, è sempre più intrecciato con l'informazione televisiva e della carta stampata creando, così, un terribile potere politico con forte impatto corruttivo sui governi e sui parlamenti e controllato da quelli che definiamo da molti anni gli uomini senza volto. Gli stessi che il coraggioso presidente della Consob ha definito ieri a Milano «soggetti invisibili», privi di legittimazione democratica e detentori di un potere devastante. In questo drammatico affresco una domanda è d'obbligo: siamo certi che movimenti populistici nati e cresciuti negli ultimi tempi e dediti alla destrutturazione dei sistemi politici in Italia, in Germania, in Grecia e in Spagna non siano «guidati» da manine nascoste perché si affermi sempre più il governo del denaro e del profitto? Come la storia ci insegna, la destra economica ha sempre utilizzato e manipolato gli estremisti di destra e di sinistra per raggiungere i suoi obiettivi. Senza mettere nessuno sul banco degli accusati è giunto il tempo che le forze politiche capiscano finalmente il baratro sul cui ciglio il Paese sta ballando e riprendano nelle proprie mani, con rapidità e determinazione, il governo del Paese rilanciando ciascuna di esse la propria storia e la propria cultura riscoprendo serietà di analisi e sobrietà di comportamenti.

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