Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Borse di Madrid e Milano giù Tutti vogliono il Bund tedesco

default_image

I dati macroeconomici deprimono i listini. Spread verso quota 400

  • a
  • a
  • a

Inparticolare su quelle di Milano e Madrid che, più delle altre, fanno i conti con due segnali tra loro contrapposti ma la cui combinazione è micidiale: la disoccupazione nell'Ue ai massimi da 15 anni e un'economia sempre più in affanno dove l'attività manifatturiera è in contrazione per il nono mese di fila e piomba ai minimi degli ultimi tre anni. A sorpresa la crisi non risparmia questa volta neanche la Germania che vede aumentare i disoccupati, seppure di poco, per la prima volta in sei mesi. Così l'ordine degli investitori è vendere. Soprattutto i bancari. La peggiore è stata Piazza Affari che ha accusato un ribasso del 2,60% anche in vista dell'Ecofin sul recepimento di Basilea 3 sul settore del credito: crollo per Ubi andata giù del 7,13%, Unicredit del 5,66%, Mps del 5,18% e Intesa SanPaolo del 4,64%. Madrid ha ceduto il 2,55% con l'indice Ibex che ha toccato il livello più basso da oltre 3 anni. Limitano i danni Londra (-0,93%) e Francoforte (-0,75%) mentre Parigi riesce a chiudere con il segno più (+0,42%). Non va meglio negli Usa dove Wall Street soffre i timori per un mercato del lavoro che resta troppo debole e per una Corporate America che fiuta tempi bui e congela gli investimenti. Il settore privato americano ha creato ad aprile il minor numero di posti di lavoro degli ultimi sette mesi, un dato che non fa ben sperare per la statistica ufficiale sulla disoccupazione statunitense in programma venerdì prossimo. Al tempo stesso gli ordini all'industria Usa sono calati a marzo dell'1,5%, il ribasso maggiore da tre anni. Così la paura di una recessione lunga e pesante e i dubbi sugli equilibri nell'assetto del blocco dell'euro in vista delle imminenti elezioni in Francia e Grecia, fanno scattare l'ondata di acquisti rifugio sui governativi tedeschi. Tanto che precipitano ai minimi storici i rendimenti dei titoli a due, cinque, dieci e 30 anni: il tasso sul Bund decennale scende all'1,628%, quello sul quinquennale allo 0,578%, quello sul titolo a due anni cala allo 0,074% e quello sul trentennale al 2,331%. Lo spread tra Btp e Bund si riavvicina ai 400 punti base e chiude la seduta a 394. Ieri il Portogallo ha collocato a fatica titoli di Stato a 6 e 12 mesi per 1,5 miliardi e oggi Madrid punta a collocare titoli con scadenza 2015 e 2017 per 1,5-2,5 miliardi. Per il Tesoro spagnolo sarà il primo test sul mercato dopo il taglio del rating subito la scorsa settimana da parte di Standard & Poor's e che aveva fatto salire il rendimento del decennale sopra il 6%. E proprio la Spagna è sempre più al centro del vortice che investe i mercati europei. Il ministro spagnolo delle Finanze, Luis de Guindos, a margine del consiglio Ecofin non ha fatto cenno alle nuove indiscrezioni sulla preparazione di una «bad bank», un contenitore in cui trasferire gli attivi tossici delle banche legati allo scoppio della bolla immobiliare iberica: «Le banche spagnole sono al di sopra di tutti i requisiti richiesti sia come qualità che come livello di capitalizzazione», ha detto de Guindos in margine all'Ecofin. I mercati, evidentemente, non gli hanno creduto: le due banche principali della Spagna, Santander e Bbva, hanno perso il 3,3% fra le indiscrezioni secondo cui la Banca di Spagna starebbe avendo consultazioni ad alto livello per la «bad bank». Oggi intanto la Banca Centrale Europea presieduta da Mario Draghi terrà la sua riunione propria nel paese iberico. A Barcellona.

Dai blog