Monti parla con Barroso. Ma la ricetta per l'Italia non c'è
«La crescita va fatta migliorando la competitività e non attraverso un ulteriore indebitamento». Monti e il presidente della Commissione Ue Manuel Barroso nell'incontro di ieri a Bruxelles, hanno ribadito questo pilastro inamovibile della politica economica europea. Nelle parole si avverte tutta la preoccupazione per le dichiarazioni di quanti, a cominciare dal candidato socialista francese Hollande, sono insofferenti per i vincoli di bilancio imposti dal fiscal compact. L'esito del voto d'oltralpe rischia di incrinare l'asse Parigi-Berlino e Monti continua a svolgere il ruolo di gran tessitore. Così ieri il premier incontrando Barroso ha rafforzato il rapporto con Bruxelles concordando la road map della crescita in Europa che deve avvenire, su questo sono stati chiari, con «investimenti mirati per aumentare la competitività e al tempo stesso contribuire a rilanciare la domanda nel breve termine» e non attraverso il debito. Nessuno dei due lo ha detto in modo esplicito ma il progetto su cui si sta lavorando per sostenere gli investimenti sono i project bond ribattezzati growth bond e la ricapitalizzazione della Bei. Bruxelles la sostiene, ma la decisione è dei 27 Stati membri che ne sono gli azionisti. Il dibattito riguarda un aumento di 10 miliardi di euro che permetterebbe una capacità di prestito per 60 miliardi, che attiverebbe a sua volta investimenti per 180 miliardi. A quanti chiedono a Bruxelles di insistere di più sulla crescita, Barroso ha risposto che bisogna agire «in modo compatibile con il Patto di stabilità e con gli impegni in termini di consolidamento fiscale». E comunque una strategia per la crescita c'è già ed è quella che va sotto il nome di Europa 2020, approvata all'unanimità dagli Stati membri. Poi hanno concordato di rivedersi il 15 maggio, in preparazione del Consiglio europeo di giugno. Monti e Barroso si sono poi detti «anche d'accordo sulla necessità di sviluppare ulteriormente il mercato unico, che è il mezzo più importante per la promozione della crescita e dell'impiego a livello europeo, e di rafforzare l'applicazione delle sue regole». In particolare, secondo i due leader, «ci devono essere dei progressi accelerati e più efficaci nei settori dell'economia digitale, dell'energia e dei servizi». Molti di questi temi sono contenuti nella lettera dei 12 leader che su iniziativa dell'Italia è stata inviata nel febbraio scorso a Barroso e al presidente del Consiglio Herman van Rompuy. Francia e Germania non l'hanno firmata, ma le posizioni si stanno evolvendo e la loro firma potrebbe aggiungersi prima del Vertice informale di inizio giugno, che van Rompuy non esclude di convocare. Intanto il Cancelliere Angela Merkel ha assicurato che lavorerà «bene insieme» al futuro presidente francese, chiunque esca vincitore dal ballottaggio, perchè lo richiede «la responsabilità di entrambi i nostri Paesi». Ma ha anche ribadito che «una rinegoziazione del fiscal compact non è possibile». Il suo portavoce, Seibert, ha di nuovo ricordato che il patto di bilancio è stato sottoscritto da 25 Stati dell'Unione europea su 27 e che due Paesi, il Portogallo e la Grecia, lo hanno già anche ratificato. A maggio, inoltre, in Irlanda si terrà un referendum che deciderà della ratifica. Berlino ha anche bocciato l'ipotesi di concedere crediti diretti dai fondi salva-Stati alle banche dell'Eurozona. La posizione tedesca è questa: le banche in crisi devono prima provare a risolvere per conto proprio i problemi, poi devono entrare in gioco gli Stati. Monti ieri ha anche incontrato il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen. Gli ha assicurato che «l'Italia resterà in Afghanistan anche dopo il 2014 per proseguire la sua azione a sostegno del popolo afghano».