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Itecnici ci liberino dalla burocrazia

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Normalmentela composizione del governo deriva dai risultati elettorali. Va al potere chi riceve maggiori consensi. Sembrano ovvietà ma ragioniamoci sopra. Il politico rappresenta il territorio e nell'insieme una parte della popolazione. Si vince, sulla base del programma da attuare nello interesse del Paese da modernizzare. L'esperienza dimostra che non è così. L'Italia è seguace del particulare di Guicciardini. I governi inizialmente sorretti da maggioranze bulgare cadono in preda alla rissosità, congiunta di maggioranza e opposizione, che blocca qualsiasi attività per l'eterogeneità di visioni egoistiche delle formazioni. Si crea un vuoto politico. Si rafforza la dittatura della burocrazia. Le iniziative economiche individuali sono mortificate. L'atmosfera è inquinata da un misto di iniziative senza disegno. Si cercano, a pagamento, scorciatoie. Ci sono appropriazioni di poteri. Nasce sfiducia, paura e risentimento. Si paga la pesante tassa della burocrazia. E l'estero viene avvantaggiato da questo handicap che grava sulle imprese italiane. Le vicende degli ultimi mesi hanno portato al governo tecnico, derivato dalla crisi mondiale e dalla incapacità delle forze politiche di fare sintesi nello interesse generale. L'economia non vive di tecnicismo ma di iniziative private che creano ricchezza e miglioramenti della vita dei cittadini. Il Paese ha reagito positivamente al governo Monti che ci auguriamo, operi fino al termine della legislatura. La situazione è anomala purché operi per superamento degli egoismi guicciardiani. Quindi senza favorire gli interessi di parte, il governo, se vuole lasciare traccia, deve procedere nel risanamento introducendo la semplificazione. Via le manette alla libera iniziativa. Non più costretta a passare sotto le forche caudine della opprimente e spesso corrotta burocrazia. Le conseguenze economiche del governo tecnico saranno positive se l'esecutivo opererà nella consapevolezza di fare da ponte per il ritorno alla politica vera. La teoria dei professori, se ben seminata, dovrà sfociare nel sano pragmatico realismo indipendente e non concertato. Altrimenti resta teoria. Del compromesso e non della ripresa.

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