Merkel si smarca da Parigi e rinsalda l'asse con Monti
«Abbiamo bisogno di crescita, di crescere con iniziative di lungo periodo, non solo con programmi congiunturali che faranno aumentare ancora il debito pubblico, ma di crescita come ha detto Mario Draghi basata su riforme strutturali». È su questa linea, ovvero il rigore abbinato alle riforme strutturali per creare le basi della crescita, che il Cancelliere Angela Merkel definisce un asse con il presidente della Bce e il premier Mario Monti. Tutti e tre si ritrovano su questo piano tant'è che il candidato socialista Hollande, all'indomani del risultato elettorale ci tiene a precisare che non vuole conflitti con la Merkel anche se non nasconde una differenza di opinioni. Giorni fa a Bruxelles si sono incontrati gli entourage della Merkel e di Monti per un confronto su come utilizzare il prossimo consiglio europeo di giugno per iniziative concrete sulla crescita. Chiaro il disegno politico del Cancelliere che sta cercando di arginare preventivamente il rischio di una sconfitta di Nicolas Sarkozy, rinsaldando il rapporto con Monti. E il premier non si tira indietro. «Non esistono scorciatoie perché l'unica strada percorribile è quella che parte dal rigore per arrivare gradualmente a una crescita sostenibile» ha detto in sintonia con Berlino. Il premier ricorda che l'attuale situazione è «l'amaro frutto» di decenni di malgoverno, in cui «il sistema politico ha alimentato l'illusione di poter vivere al di sopra dei nostri mezzi». Ed ora, per il bene delle future generazioni, è indispensabile liberarsi di «alcuni modi di pensare e di vivere», facendo quei «grandi sacrifici» per cui ringrazia i cittadini. Monti fa appello «a tutte le forze politiche, economiche, sociali, perché tutti devono dare il proprio contributo». Sono parole rivolte alla politica che complice il voto in Francia, da giorni chiedono al governo di fare di più per la crescita. Il che significa allentare i cordoni della spesa pubblica. Pressing al quale il premier non ha volutamente risposto perchè, ripetono dal suo staff, «da gennaio siamo impegnati sul fronte comunitario proprio per rilanciare il Pil». Senza che ciò implichi, precisano, un «rilassamento» sul fronte, altrettanto indispensabile, del rigore. Il timore a Palazzo Chigi è che il pressing, in particolare del Pdl (dove si è aperto un dibattito molto acceso sulla necessità di cambiare il Def e il patto di bilancio europeo) ma anche del Pd, si trasformi nella messa in discussione del rigore di bilancio. Cosa che Monti, consapevole dei rischi che ciò comporterebbe sui mercati e per lo spread, non intende assolutamente fare. Da qui le parole di ieri, attentamente calibrate a questo scopo. Con i possibili smottamenti politici dietro l'angolo in Francia e Olanda, e con una Spagna che dà segni d'impazienza, la strategia del rigore incentrata fino ad ora sull'asse Merkel-Sarkozy rischia di vacillare, vanificando i sacrifici fin qui fatti e rompendo faticosi equilibri politici. Dal partito di Berlusconi, però, continuano piovere appelli a fare di più: Fabrizio Cicchitto arriva a legare la durata del governo alla capacità di Monti di ottenere risultati sul fronte della crescita. Mentre Sandro Bondi ammonisce il premier sul fatto che la scelta di privilegiare solo l'austerità è rischiosa. Anche dal Pd, però, non mancano voci critiche: Stefano Fassina sostiene che la linea di politica economica dominante in Europa e in Italia non porterà da nessuna parte. In Germania invece gli industriali hanno scritto una lettera alla Merkel alla quale chiedono di intensificare la già severa politica di risanamento delle finanze pubbliche, di «virare verso una politica volta ad un indebitamento praticamente zero». L'attuale deficit di bilancio della Germania è pari all'1% del Pil.