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Passa la riforma del fisco. Il governo salta il fondo taglia tasse

Il premier Mario Monti

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Il governo ha approvato ieri sera, dopo tre ore di acceso dibattito, il testo della delega sulla riforma fiscale. Cambieranno molte delle regole del sistema tributario ma sulla norma che gli italiani avrebbero più gradito, e cioè la creazione del fondo nel quale far confluire i proventi dell'evasione da utilizzare per abbassare la pressione delle tasse sui contribuenti onesti, l'esecutivo Monti non ha osato. Il fondo per gli sgravi, inserito nella bozza della delega entrata al Cdm, è stata depennato senza battere ciglio. In compenso gli italiani hanno ottenuto la promessa, la quasi certezza che non ci sarà «nessun aumento della pressione fiscale». Certo sarebbe difficile motivare un ennesimo incremento delle tasse dopo le stangate a ripetizione subìte dai cittadini negli ultimi mesi. L'obiettivo della delega secondo Palazzo Chigi è quella di «razionalizzare il prelievo in funzione dell'equità e della rimozione di distorsioni comporterà una redistribuzione del prelievo, ma questa resterà confinata all'interno dei singoli comparti». La delega ridisegna il sistema fiscale. Cambia il catasto: i metri quadrati sostituiranno i vani e si prospetta una revisione periodica delle rendite. Dopo anni di «precarietà» viene stabilizzato il 5 per mille. Per le imprese arriva l'Iri, l'imposta sul reddito d'impresa, e resta confermata l'Irap. Niente modifiche sulle aliquote Irpef: resteranno al momento le attuali cinque. Prevista la «carbon tax» per sostenere le rinnovabili. Lo stop al fondo per il calo delle tasse prende in contropiede anche il vice ministro all'Economia Vittorio Grilli che in un'intervista rilasciata prima di entrare al Consiglio dei ministri spiega: «L'obiettivo è di restituire all'economia, quando sarà possibile verificarle e quantificarle, le risorse recuperate con la lotta all'evasione fiscale». Il classico tesoretto sempre cercato ma mai quantificato sarebbe andato «a operazioni di sostegno a classi meno agiate e quindi una lotta alla povertà e più in generale alle famiglie, agli anziani, a chi è in situazione di necessità». «Il gettito conseguente alla riduzione dell'evasione, confluisce in un apposito fondo strutturale, destinato a finanziare sgravi fiscali fiscali», si leggeva nella bozza in entrata. Niente di tutto questo perché già prima del Cdm c'era aria di cambiamenti. «Per quest'anno vedo difficile» ridurre le imposte, aveva detto il sottosegretario all'Economia, Gianfranco Polillo. Sulla casa invece potrebbero prospettarsi nuovi aggravi.Arriva infatti la riforma del catasto che utilizzerà «il metro quadrato come unità di consistenza». Saranno anche utilizzate «funzioni statistiche atte ad esprimere la relazione tra il valore di mercato, la localizzazione e le caratteristiche edilizie dei beni per ciascuna destinazione catastale e per ciascun ambito territoriale». Detrazioni e deduzioni a rischio: il governo è infatti delegato a «ridurre, eliminare o riformare le spese fiscali che appaiono, in tutto o in parte, ingiustificate o superate alla luce delle mutate esigenze sociali o economiche o che costituiscono una duplicazione, ferma restando la priorità di tutela della famiglia, della salute, delle persone economicamente o socialmente svantaggiate, del patrimonio artistico e culturale, della ricerca e dell'ambiente». La tassazione di impresa viene riordinata e arriva l'Iri. L'Irap invece sopravvive: la delega del precedente governo ne prevedeva la progressiva abolizione ma i 35 miliardi di euro che frutta ogni anno inducono ad una marcia indietro. Come anche si «cancellano» le tre aliquote (20, 30, 40%) della precedente delega. Verrà rivista la tassazione dei giochi e il loro regime, con la finalità prevalente di prevenire la ludopatia, tutelare i minori e inibire forme di pubblicità mentre «il gettito derivante dall'introduzione della carbon tax è destinato prioritariamente alla revisione del sistema di finanziamento delle fonti rinnovabili». Il Cdm ha anche affrontato il tema dell'annullamento del «beauty contest», l'asta gratuita originariamente fissata per assegnare le frequenze della tv digitale diventa a titolo oneroso. Cambiano le modalità di assegnazione dei lotti e viene annullato il bando che ha indetto la gara rinviando a un decreto interministeriale la definizione dei criteri e delle modalità per l'attribuzione di un indennizzo ai partecipanti.

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