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Grandi manovre delle Fondazioni per il presidente e il nuovo cda

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Settimana decisiva per la scelta del successore di Rampl

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APiazza Cordusio si respira aria di resa dei conti per la nomina del successore di Dieter Rampl alla presidenza di Unicredit. Questa settimana dovrebbe essere decisiva. Perché è vero che hanno preso tutti tempo e si è scelto di presentare il nome al fotofinish, nell'ultimo giorno utile e cioè lunedì prossimo, assieme alla lista per il rinnovo del board di piazza Cordusio. Ma già domani è possibile un incontro tra i rappresentanti delle Fondazioni, e il giorno dopo dovrebbero tenersi i comitati della banca. La rosa dei nomi del successore di Rampl comprende: l'ex presidente di Borsa italiana, Angelo Tantazzi, l'attuale, Massimo Tononi, l'ex presidente dell'Iri e dell'Eni, che attualmente ricopre la stessa carica in Atlantia e nel Credito Piemontese, Gian Maria Gros Pietro. Poi c'è l'outsider Giuseppe Vita, presidente di sorveglianza del colosso editoriale tedesco Axel Springer, già consigliere di varie società italiane oltre che presidente di Allianz in Italia, adesso anche nel consiglio d'amministrazione di Rcs. Sono questi i nomi sui quali si sta stringendo per la sostituzione di Dieter Rampl alla presidenza di Unicredit. L'ultimo vertice tra i grandì azionisti italiani di Unicredit si è tenuto all'inizio della scorsa settimana ma ne è venuta una fumata nera. «Ci siamo incontrati per scambiarci delle opinioni in vista delle scadenze istituzionali», aveva smorzato il presidente della Fondazione del Monte di Bologna, Marco Cammelli. Un vertice di un paio d'ore in piazza Cordusio presenti, oltre a Cammelli, Paolo Biasi (Cariverona), Massimo Paniccia (Cr Trieste), Andrea Comba e Giovanni Quaglia (Crt), Giovanni Puglisi (Fondazione Bds), Gianni Borghi (Manodori) e Andrea Landi (CariModena). Il problema è che tra le fondazioni non si è nemmeno raggiunta un'intesa su chi, tra le piccole, dovrà fare un passo indietro e rinunciare alla poltrona del rinnovato consiglio di amministrazione di Unicredit a 19 componenti. Ancora meno c'è intesa sul successore di Dieter Rampl, con l'unica uscita su questo ventaglio di nomi fatta, più che altro per cortesia, dal torinese Andrea Comba: «Sono tutti bravi, bravissimi». L'unico esponente interno alla banca e forse il nome più forte se si materializzasse una candidatura, il vicepresidente Fabrizio Palenzona, continua a dire di non essere disponibile, ma il mercato sembra concedere poco tempo. Il titolo Unicredit, che non guarda ovviamente solo alla partita sul presidente, in Piazza Affari da fine marzo ha comunque ceduto oltre il 17% (da quota 4 euro a 3,3) contro un calo nello stesso periodo inferiore al 10% per l'indice Dj stoxx europeo dei titoli del credito. La scelta del presidente non sarà comunque appannaggio esclusivo delle Fondazioni che raccolgono il 12% del capitale. Una volta trovato l'accordo sui posti nel board, le Fondazioni dovrebbero poi incontrare i soci privati, tra cui Diego Della Valle, Leonardo Del Vecchio, Francesco Gaetano Caltagirone, per cercare una condivisione la più larga possibile sul nuovo Chairman. I soci privati sono intenzionati a far sentire la loro voce, in particolare quelli che sono saliti nel capitale della banca in occasione dell'ultimo aumento da 7,5 miliardi. L.D.P.

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