Crolla il business delle tv Lcd Taglia 16.000 posti
Lamossa, anticipata dai media nipponici, sarà ufficiale giovedì 12 aprile, quando il neo numero uno Kazuo Hirai, da pochi giorni succeduto al gaijin (straniero) Howard Stringer, terrà una conferenza stampa alla sede di Shinagawa, a Tokyo, per svelare «le nuove strategie aziendali», recita l'invito. La metà dei tagli, secondo il quotidiano finanziario Nikkei, sarà generato dal consolidamento delle attività chimiche e delle operazioni LCD di piccole e medie dimensioni, alla base delle perdite nette dell'esercizio 2011/12 al 31 marzo, quarto di fila in 'rossò e ottavo solo per le tv a cristalli liquidi, stimate in 220 miliardi di yen (circa 2 miliardi di euro). Stringer e altri sei top executive, a pieno servizio nell'ultimo anno fiscale, rinunceranno ai ricchi bonus allo scopo di «assumersi la responsabilità» della situazione. A fine marzo 2011, Sony vantava 168.200 dipendenti a livello consolidato, già sfoltiti nell'ultimo piano di ristrutturazione di dicembre 2008, nel mezzo della recessione globale innescata dal default di Lehman Brothers, che aveva comportato l'eliminazione di 16.000 posti di lavoro nel mondo e la chiusura di 5 dei nove impianti di produzione delle tv. Sul nuovo ciclo di tagli, tuttavia, non è chiara la quota da ripartire sul fronte domestico e su quello estero, anche se si prevede possano essere spalmate in modo uniforme a livello di gruppo. Oltre all'accelerata al riassetto e alla cessione di asset non strategici e difficilmente redditizi, ci sono elementi che segnalano una manovra diversa dalle precedenti: Sony in passato ha puntato soprattutto su dismissioni e consolidamenti della produzione, mentre questa volta finirebbero nel mirino anche le unità coinvolte nello sviluppo, nella vendita e nelle attività amministrative. Il colosso dell'entertainment e della PlayStation ha spiegato a marzo che avrebbe ceduto le sue attività chimiche alla Development Bank of Japan, controllata dal governo di Tokyo, mentre per le attività nei cristalli liquidi di piccole e medie dimensioni la soluzione trovata è la fusione con quelle analoghe di Toshiba e Hitachi, altri colossi dell'elettronica nipponica, insieme e Panasonic e Sharp, in decisa difficoltà sotto la concorrenza dei player sudcoreani Samsung e Lg, nonchè, quanto a tablet e smartphone, della Apple.