Madrid accusa Monti: "Pesa il dietrofront sul lavoro"
Sembrava che l'incubo fosse finito; che dopo la manovra pesante e le riforme sulle liberalizzazioni e le semplificazioni e quella in itinere sul lavoro, i mercati si fossero tranquillizzati. Invece la speculazione è sempre dietro l'angolo come ha dimostrato il pesante ribasso di tutte le Borse europee (inclusa con il risultato peggiore Piazza Affari) e il volo dello spread. Ed è scattata la caccia al colpevole. Mentre gli operatori in Borsa additavano i dati della disoccupazione degli Usa superiori alle stime e alcuni articoli della stampa finanziaria estera preoccupati dell'andamento delle economie di Spagna e Italia, ieri è anche scattato il rimpallo delle colpe tra Madrid e Roma. Il Governatore della Banca Centrale spagnola, Miguel Angel Fernandez si è voluto togliere un sassolino dalla scarpe. Monti a Cernobbio aveva criticato la Spagna dicendo che i conti preoccupavano la Ue. Ieri Madrid ha reso la pariglia. «In Italia, purtroppo, la retromarcia sulla riforma del lavoro sta creando enorme ansia», ha detto il governatore della Banca Centrale spagnola, Miguel Angel Fernandez Ordonez, spiegando come invece la Spagna si stia impegnando produttivamente sul fronte della riduzione del deficit. Il governatore della Banca centrale iberica non ci sta ad assegnare solo al suo Paese la responsabilità delle turbolenze dei mercati e punta il dito contro l'Italia colpevole, secondo lui, di aver riportato l'incertezza dopo il dietrofront sulla riforma del lavoro. A sostenere la sua tesi c'è anche quello che scrive il Wall Street Journal che ieri ha criticato Monti per aver «annacquato» la riforma sul lavoro e prospetta difficoltà per le imprese ad assumere. La riflessione finale è che «è stata persa un'occasione d'oro». A pesare è anche quello che ha scritto il New York Times che riferisce le preoccupazioni dei mercati per la corsa all'acquisto di titoli del debito spagnolo e italiano da parte delle banche dei due Paesi. E questo, sostiene il quotidiano finanziario, alimenta i timori «sul livello di rischio» che si assumono e sulla loro esposizione nel caso in cui la situazione peggiori. A completare questo scenario c'è l'attenzione dell'Europa sugli sforzi di risanamento di Madrid, ora che la stessa Banca di Spagna ammette che gli istituti iberici potrebbero avere presto bisogno di nuovi capitali. Bruxelles sospende il giudizio su Madrid in attesa di maggiori dettagli sul suo progetto di risanamento mentre gli investitori continuano a liberarsi dei titoli spagnoli, facendo schizzare i rendimenti ai livelli di dicembre. Ma Madrid continua ad escludere la necessità di un ricorso ad aiuti del Fondo Monetario internazionale. Le necessità delle banche spagnole potrebbero aumentare in vista soprattutto delle nuove misure di austerità del governo, che già ieri ha deciso tagli supplementari per 10 miliardi di euro, dopo la pesante manovra da 27,3 miliardi di fine marzo. Ma per Bruxelles potrebbe non essere ancora abbastanza: i tagli «vanno nella giusta direzione», spiega un portavoce della Commissione Ue, ma mancano tutti i dettagli per avere un quadro preciso della situazione. Indispensabile, ad esempio, conoscere gli sforzi dei governi regionali, finora tra i maggiori responsabili dell'accumulo del deficit. «Non possiamo dire se le misure prese dal governo spagnolo siano sufficienti finchè non avremo tutti i dettagli che ci servono su budget e riforme, perchè tutto è collegato», precisa la Commissione, che il 23 aprile diffonderà i dati Eurostat sul deficit, mettendo fine al balletto di cifre del governo Rajoy e di quello Zapatero: Rajoy afferma di aver ereditato dal governo precedente un deficit più alto del previsto (8,5% invece del 6%), e ha rinegoziato con Bruxelles gli obiettivi di risanamento: deve portare il suo deficit 2012 al 5,3% (invece del 4,4%) e nel 2013 deve rispettare il target del 3%. Il problema di Madrid e Roma non è solo il risanamento dei conti ma soprattutto la crescita. Le manovre di rientro del debito stanno strozzando le economie. Ieri mentre Piazza Affari era sotto il tiro della speculazione, il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera ha annunciato che la prossima settimana convocherà banche e imprese per fare il punto sulla questione del credito, dopo la denuncia sul credit crunch arrivata non più di una settimana fa da Confindustria. Passera ieri ha avuto un incontro informale con il presidente dell'Abi Mussari. Misure specifiche potrebbero andare a risollevare il mondo bancario «perchè - ha detto il ministro - è assurdo che chi investe in finanza pubblica venga penalizzato».