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"La Fiat è nel futuro. Ora tocca all'Italia"

L'ad della Fiat Sergio Marchionne

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La ripresa non ci sarà prima di due anni ma la Fiat è sulla strada giusta e non rinuncia alla sfida globale. L'Italia ce la può fare, scandisce Sergio Marchionne più volte. Conferma la fiducia nel premier Monti: «Se non ce la fa lui non ce la fa nessuno». L'ad di Fiat disegna il futuro, richiamando le parole di un editoriale del direttore de Il Tempo, Mario Sechi: «È irresponsabile usare in modo strumentale i numeri della crisi dell'auto per ostacolare un cambiamento più che mai necessario. Qui si sta giocando sulla pelle delle persone e ho letto dichiarazioni a raffica da destra, da sinistra e dal centro che sono l'evidente frutto di un'allucinazione collettiva del Palazzo: tutto tornerà come prima. Non hanno capito: niente sarà come prima». È questo il punto di partenza di Marchionne all'assemblea ordinaria e straordinaria degli azionisti, chiamata ad approvare i conti del 2011, un anno che ha segnato «l'inizio di un nuovo corso e di una nuova vita per la nostra azienda. È il primo anno - aggiunge - in cui i frutti dell'alleanza tra Fiat e Chrysler sono evidenti anche a livello economico e finanziario, oltre che dal punto di vista industriale e commerciale». Il percorso è stato lungo: «La nostra partecipazione è salita all'attuale 58,5 per cento, con un esborso per Fiat di circa 1,9 miliardi di dollari, neppure confrontabile con il valore di Chrysler. Abbiamo, inoltre, opzioni per acquisire sino all'intera quota residua di Chrysler, oggi in mano al fondo sanitario dei dipendenti. Non si tratta solo di passaggi finanziari - precisa - Sono tappe fondamentali per completare il grande disegno d'integrazione tra Fiat e Chrysler, che ci sta portando alla creazione di una casa automobilistica globale». È la scommessa principale anche perché «aver raggiunto un migliore equilibrio geografico ci ha permesso finalmente di porre rimedio all'eccessiva dipendenza della Fiat dal mercato europeo e ci rende, per questo, più solidi. Fiat e Chrysler insieme, nel 2011, hanno venduto più di quattro milioni di veicoli, diventando il settimo gruppo automobilistico mondiale. Oggi non siamo più un player marginale». Ma nel quadro mondiale il Belpaese è ancora indietro. «Se guardiamo all'Europa, risulta evidente il basso grado di utilizzo degli impianti italiani per la produzione di vetture, nonché il profondo divario rispetto alla media dell'industria dell'82 per cento e rispetto agli altri stabilimenti di Fiat in Europa». La sproporzione è evidente. «Negli altri nostri stabilimenti in Europa, i parametri per misurare la saturazione si sono attestati rispettivamente al 118 e al 74 per cento. Si tratta di uno squilibrio strutturale che è stato al centro della nostra attenzione negli ultimi due anni. Abbiamo cercato di avviare un cambiamento significativo e duraturo per ottenere la più ampia flessibilità operativa degli stabilimenti e garantire loro prospettive sicure». Non si torna indietro. Marchionne ha parole positive per Pomigliano che «oggi, dopo gli interventi fatti sugli impianti e sul processo di produzione, è diventato il migliore stabilimento del mondo Fiat-Chrysler». È evidente la soddisfazione per i risultati avuti dal gruppo Fiat nel 2011: «Per molti versi, un anno eccezionale. Nonostante condizioni di mercato molto difficili in Europa, tutti gli obiettivi che avevamo fissato sono stati raggiunti o superati. I ricavi hanno quasi toccato la soglia dei 60 miliardi di euro, con Chrysler che ha contribuito per circa 24 miliardi nei sette mesi in cui è stata consolidata». Il futuro è grigio: «Per il 2012, le aspettative dei mercati in Europa non sono incoraggianti. Prevediamo che le condizioni rimangano difficili e che la domanda di vetture segni un ulteriore calo, per il quinto anno consecutivo, attestandosi a circa 13 milioni di veicoli rispetto ai 13,6 milioni del 2011». Ma la Fiat, comunque, ha mantenuto «la sua leadership nei segmenti di punta, con Panda e 500 in testa alle vendite del segmento A e Punto che è entrata tra i primi cinque modelli del B. Le vendite dell'Alfa Romeo sono salite del 19 per cento, trainate dalla Giulietta. La quota di Lancia si è mantenuta stabile rispetto al 2010. Le vendite di Jeep sono aumentate di circa il 62 per cento». La Ferrari ha registrato un aumento dei ricavi di oltre il 17 per cento a 2,3 miliardi di euro mentre Maserati ha realizzato ricavi per quasi 600 milioni di euro e aumentato le consegne dell'8,5 per cento. Le attese per il 2012 sono comunque positive: ricavi superiori ai 77 miliardi di euro, un utile della gestione ordinaria tra 3,8 e 4,5 miliardi di euro, un utile netto compreso tra 1,2 e 1,5 miliardi di euro e un indebitamento netto industriale tra 5,5 e 6 miliardi di euro. Insomma, «grazie all'alleanza tra Fiat e Chrysler, l'Italia ha la grande occasione di rientrare in un disegno globale, beneficiando della possibilità di esportare in mercati extra-europei». Ma questa, conclude Marchionne, «non è una scelta che possiamo fare noi per l'Italia. Spetta al Paese decidere se vuole far parte di questo progetto». Nessuna richiesta al governo, se non che «le condizioni necessarie a diventare più competitivi vengano riconosciute e condivise, che l'impegno ad avviare un nuovo corso diventi un progetto di crescita comune, per la Fiat e per gli italiani».

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