Superburocrati pagati oro, ma pasticcioni quandoscrivono le leggi
C'è un problema in più nella pubblica amministrazione italiana. I tecnici degli uffici legislativi hanno perso la penna. O meglio sono diventati tutti un po' pasticcioni. Imprecisi e leggeri nello scrivere le norme con le quali traducono le decisioni prese dalla politica. Se due indizi fanno una prova la confusione creata da leggi di peso come l'introduzione dell'Imu e la riforma delle pensioni sono la testimonianza lampante che il meccanismo di trasmissione tra la politica e la macchina amministrativa si è inceppato. E considerato che in un'azienda privata quando un manager sbaglia viene gentilmente accompagnato alla porta forse è il caso che ci si interroghi sulla necessità di prendere provvedimenti altrettanto drastici sulle prime linee dell'amministrazione pubblica. Anche accompagnarli gentilmente alla porta insomma. La scusante della fretta non giustifica una sequela di errori che si sono succeduti negli ultimi mesi. La necessità di portare velocemente a compimento le azioni messe in campo per contrastare la crisi economica e la corsa degli spread hanno messo in secondo piano le sagge procedure sempre seguite dagli uffici statali. E cioè una regola generale ben scritta accompagnata da una serie di regolamenti per adattare la portata generica alla realtà. Insieme a quella che si chiama «norma transitoria» destinata a sanare le situazioni di incongruenza che puntualmente si verificano quando una determinata situazione giuridica viene cambiata. Sembra difficile immaginare che i tecnici del ministero del Lavoro e dell'Economia non abbiano minimamente preso in considerazione la possibilità che allungando per decreto l'età di pensionamento qualcuno restasse nel limbo. Eppure è successo. E per strada girano oggi 400 mila lavoratori senza impiego e senza pensione in attesa di conoscere il loro destino. Per ora hanno solo un nome: esodati. Nessuno in fase di scrittura dell'articolato ha minimamente ipotizzato la loro esistenza. Lo stesso vale per l'Imu, la neonata tassa sulla proprietà della casa, odiata e vituperata, scomparsa e poi rinata con la necessità di ripianare il buco dei conti pubblici. Nessun superburocrate ha considerato che la scadenza concessa ai comuni italiani per stabilire le aliquote di pertinenza fosse fissata al 30 giugno mentre l'acconto doveva essere pagato il 16 giugno. Il cortocircuito era evidente. Nessuno lo ha visto ma si è puntualmente verificato. Eppure i supertecnici degli uffici legislativi non sono certo dei giovani neolaureati in scienze dell'amministrazione ma professionisti del comma e dell'articolato. I loro stipendi non sono certo paragonabili a quelli dei normali travet. Le buste paga competono con alcuni grandi ranghi del privato. La sensazione dell'approssimazione con cui provvedimenti tanto importanti sono scritti non è solo percepita da Il Tempo. No. Anche nella compagine governativa le critiche non sono mancate. Il ministro Piero Giarda, che rappresenta il governo nelle aule di Camera e Senato, ha stigmatizzato la scarsa cura con cui alcuni provvedimenti sono arrivati sul tavolo del Cdm. La riforma del lavoro non è giunta con un articolato definitivo e anche la delega fiscale è stata così mal scritta che l'approvazione è stata rinviata. «Non possiamo star qui a parlare per ore delle nostre buone intenzioni quando mancano coperture e articolati» ha lamentato Giarda in uno degli ultimi consigli, «sorpreso» e «deluso» per la vaghezza con cui gli uffici del viceministro all'economia, Vittorio Grilli, avrebbero preparato il testo delle norme sul fisco. Altra débacle dei tecnici dell'Economia, insomma. Imprecisa e leggera per rappresentare l'architrave di una delle riforme più importanti attese dal Paese. C'è sempre una ragione dell'approssimazione. Per esempio sull'Imu era facile rinviare a dopo l'estate il pagamento della tassa con aliquote esatte e maggiore certezza del diritto. Ma la data del 16 giugno è parsa immodificabile. Al pari di un dogma. E per un motivo molto semplice. Gli incassi dell'Imu entreranno nella semestrale di cassa, che si presenterà così tonica e ricca. Il governo andrà in Europa a sventolare l'«assegno Italia» ben più ricco del passato. Insomma la fretta di fare cassa può motivare qualche svista nello scrivere le norme. Ma la fretta spesso è anche una cattiva consigliera. La più cattiva.