La Spagna vacilla e manda giù le Borse
Il premier Mario Monti qualche giorno fa l'allarme lo aveva lanciato: attenzione al contagio che può arrivare dalla Spagna. Ma le polemiche sull'articolo 18 e sulla riforma del lavoro (stranamente ormai scomparse dalle prime pagine dei giornali) avevano fatto cadere nel nulla il «warning». Sbagliato. Ieri sono stati i mercati a far capire al mondo che le crisi dei mercati non è finita con l'erogazione della seconda tranche di aiuti alla Grecia. E infatti proprio Standard & Poor's ha espresso dubbi sull'efficacia del piano di salvataggio di Atene, con effetti a catena che hanno portato al ritorno della speculazione sui titoli di Stato italiani a spagnoli. Ma è stato il timore di una ristrutturazione del debito della Spagna, oggi alle prese con uno sciopero generale contro gli interventi di tagli e riforme, e del Portogallo nonostante le rassicurazioni date da Lisbona sul raggiungimento degli obiettivi di deficit senza nuove manovre di austerity, a portare i mercati di nuovo sull'orlo di una crisi di nervi. Risultato: lo spread tra Btp e Bund è salito a quota 345, per poi attestarsi a quota 340, e tutte le Borse europee deboli, con Piazza Affari di gran lunga peggiore del Continente, affossata (-3,3%) soprattutto dai titoli bancari. La Spagna è dunque la nuova mina piazzata nel fianco della stabilità dell'economia europea e della sua moneta. A far paura è la sua grandezza molto superiore alla Grecia. E mentre per quest'ultima il salvataggio si è fermato a circa 200 miliardi, un'azione di supporto finanzario per tamponare un tracollo spagnolo, avrebbe una dimensione n-volte superiore. Troppo. Così i timori sono elevati anche in campo europeo. L'insistenza e l'accelerazione per la fusione dei due strumenti nati per proteggere il sistema finanziario europeo, l'Efsf e l'Esm, per portare il bazooka da utilizzare contro la speculazione verso quota mille miliardi di euro ne sono un esempio. Una richiesta sempre bocciata dal socio forte tedesco e che solo ultimamente la dura Angela Merkel ha messo al centro dell'attenzione, aprendo di fatto alla loro unione. Anche se solo temporanea. Il rafforzamento dei firewall è arrivato sui tavoli dei prossimi vertici Ue a Copenaghen. La Spagna, oggi scesa in piazza per protestare contro le riforme draconiane messe in campo dal neo premier Rajoy, fa paura. Tanta. Per Madrid arriva il redde rationem della politica fortemente sbilanciata sullo sviluppo del settore immobiliare. Gli anni del boom e della Spagna, modello virtuoso dell'economia europea, sono lontani. Lo sviluppo spinto e drogato dal settore immobiliare sta presentando oggi il conto. Le banche sono fortemente esposte verso i costruttori, le case non si vendono, e nei bilanci degli istituti spagnoli rischiano di esserci tra breve molti mattoni e pochi soldi. E come ampiamente dimostrato anche in Italia quando il credito si blocca l'economia non si muove nemmeno di un centimetro. Questo il quadro da brivido che i mercati stanno valutando. La conseguenza ormai ovvia è l'aumento dello spread con i titoli tedeschi. Una situazione che porta con sè altre brutte notizie. La diminuzione del valore dei titoli presenti nelle banche rende più stringenti le necessità di ricapitalizzazione imposte dal'Eba, l'autorità bancaria europea. Risultato:i titoli bancari sono considerati più a rischio e ipervenduti. Ieri è stato questo il sentimento prevalente nella borsa milanese. Certo al mercato azionario italiano non hanno fatto bene le stime Ocse e anche la previsione del Governo di recessione che proseguirà per tutto l'anno. L'Organizzazione dei Paesi occidentali stima per il nostro Paese una contrazione del Pil dell'1,6% nel primo trimestre 2012 e dello 0,1% nel secondo. Negli Usa è invece prevista una crescita del 2,9% nel primo trimestre e del 2,8% nel secondo, mentre per i tre principali Paesi Ue (Germania, Francia e Gran Bretagna) la stima è, in media, di una contrazione dello 0,4% seguita da un rimbalzo dello 0,9%. E in Europa la disoccupazione rimarrà sempre forte. Un quadro che si è trasferito parzialmente sulle piazze finanziarie del Vecchio continente hanno chiaramente subìto il colpo. L'indice Stoxx 600, che fotografa l'andamento dei principali titoli quotati sui listini del Vecchio continente, ha ceduto l'1,27%, con Stoccolma che ha perso il 2,36% mentre Parigi e Francoforte sono scese di circa un punto e mezzo. Molto peggio è andata per Milano, che ha pagato anche questioni locali come gli scivoloni di Monte dei Paschi che ha perso oltre il 10% dopo i dati 2011 e della galassia Ligresti, cedendo il 3,30% finale, che ha portato l'indice Ftse Mib sotto la quota dei 16mila punti. A Milano è quindi servita a poco l'asta con domanda altissima attraverso la quale il Tesoro ha collocato 2,5 miliardi di euro di Btp quinquennali, con tasso in leggerissimo calo. Così lo spread Btp-Bund ha proseguito nel suo lento rialzo, chiudendo a 340 punti base e con il rendimento del decennale italiano al 5,21% che corrisponde a un aumento di 10 punti base contro la crescita di 13 punti per gli omologhi prodotti spagnoli, che hanno chiuso la giornata sul mercato dei titoli con un rendimento del 5,46%. La corrida sta per iniziare.