Finanza tossica, decidono le banche
.Fu la banca d'affari Usa a chiedere la chiusura dello swap sui tassi d'interesse lo scorso gennaio con una perdita di 2,57 miliardi di euro per il ministero dell'Economia. A scriverlo è stato ieri il Financial Times, secondo cui la banca d'affari, fra quelle che hanno venduto negli anni '90 i maggiori quantitativi di derivati al governo italiano, avrebbe fatto ricorso a una insolita clausola legale, relativa a «ulteriori eventi di rescissione», scritta nel contratto sottoscritto da Roma. E lo avrebbe fatto quando, grazie al meccanismo dello swap sui tassi d'interesse, sul contratto stava «facendo soldi». Come dichiarato nei giorni scorsi da Marco Rossi Doria, il sottosegretario all'istruzione che ha risposto a un'interrogazione parlamentare sul merito, la clausola in questione fu un caso unico e non è presente in nessun altro contratto sottoscritto dal Tesoro. La bomba dei derivati resta comunque nascosta nel bilancio pubblico. Il valore nozionale dei derivati sul debito pubblico sottoscritti dalla Repubblica italiana si attesta a 160 miliardi di euro, circa il 10% dei 1.624 miliardi di debito pubblico della Penisola, come dichiarato dallo stesso Rossi Doria. Secondo la Bloomberg, agli attuali valori di mercato l'Italia avrebbe una perdita di 31 miliardi di dollari. Non è escluso pensare che il salto del debito pubblico italiano che a gennaio è improvvisamente aumentato di circa 25 miliardi di euro sia in parte da addebitare ai nuovi oneri creati sulla finanza statale dalla rescissione del contratto. Le sorprese della finanza tossica restano comunque delle autentiche insidie per i conti pubblici non solo quelli dello Stato ma anche degli enti locali. In alcuni casi però anche la finanza tossica può diventare un affare per i contraenti. Proprio ieri si è estinto il derivato sui tassi di interesse del comune di Milano che contabilizzerà entrate per 455 milioni di euro, di cui 40 disponibili per la parte corrente del suo bilancio d'esercizio per il 2012. Ieri mattina è infatti stato perfezionato ed eseguito sui mercati finanziari, alla presenza della Giunta riunita in seduta straordinaria, l'accordo transattivo raggiunto dei giorni scorsi tra il Comune di Milano e gli istituti bancari tra i quali DepfaBankPlc., DeutscheBank AG, JPMorgan Chase Bank, N.A., UBS Limited, J.P. Morgan Securities Ltd e UBS Italia Sim S.p.A. Secondo quanto spiegato da Palazzo Marino, la recente fase di mercato, caratterizzata da tassi decrescenti, ha reso possibile, grazie alla struttura originaria dell'operazione e alla disponibilità delle quattro banche, l'estinzione anticipata del derivato in essere sui tassi di interesse, con l'emersione di un valore positivo (mark to market) significativamente favorevole per il Comune. Insomma sfruttando le possibilità offerte dal mercato anche la finanza strutturata può diventare fonte di introiti per gli enti locali. I proventi della liquidazione sono stati depositati dal Comune presso le quattro banche, vincolati a garanzia delle altre componenti dell0originaria operazione in derivati. Una significativa parte dei proventi - pari a due terzi del totale - è stata investita dal Comune in un portafoglio di titoli di stato italiani. Gli investimenti in Btp e le residue disponibilità liquide saranno resi disponibili al Comune secondo un piano di rilascio che tiene conto dell'esigenza di utilizzare parte di tali somme per il servizio del debito del Comune.