Draghi: invertita la spirale della Crisi, ora nessuna pausa
Vietato abbassare la guardia nell'area euro. "L'attuale stabilizzazione del quadro" e l'inversione della spirale di tensioni sui debiti pubblici che si è vista da novembre "non devono portare a pause nelle nostre risposte a queste sfide". Lo ha affermato il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, intervenendo ad un convegno a Berlino organizzato dall'associazione delle banche tedesche. Lo scorso novembre si era sfiorato un collasso del credito bancario e le misure messe in campo, tra cui i nuovi maxi prestiti triennali della stessa Bce a favore delle banche, si sono dimostrate efficaci. Ora questi fondi stanno confluendo nell'economia reale. "Sono più vicini di prima a piccole e medie imprese", ha detto Draghi, negando che le banche li ridepositino alla stessa Bce e avvertendo che questi interventi non sono stati concepiti per sostenere i titoli di Stato. Intanto "le previsioni più catastrofiche sulla crisi si sono dimostrate ampiamente esagerate". Non tanto perché la situazione non fosse grave, ma perché le autorità europee alla fine hanno dimostrato il loro impegno a preservare la stabilità finanziaria. Questo ha portato ad un miglioramento del quadro che "è il risultato di ogni istituzione della zona euro delle sue competenze. Nessuna istituzione può portare il peso di affrontare una serie di sfide che sono al contempo economico, finanziario e fiscale. Tutti hanno fatto la loro parte", ha detto Draghi, secondo quanto riporta un trascritto dell'intervento diffuso dalla Bce. Ma niente autocompiacimenti appunto: "In realtà, questo è un momento di perserguire nell'azione". C'è ora "una finestra di opportunità per i governi di accelerare gli sforzi per consolidare i bilanci, rilanciare l'occupazione e rafforzare la competitività". Intanto si è creato un contesto favorevole anche per le banche per rafforzare le loro posizioni patrimoniali, trattenendo gli utili e limitando dividendi agli azionisti e bonus e gratifiche ai manager. "Misure decisive ha portato alla stabilizzazione dallo scorso novembre. Ora, altre misure politiche decisive sono necessarie per rafforzare i bilanci e la competitività". Tutto questo, ha concluso Draghi "getterà le basi per la futura crescita sostenibile ed equilibrata nell'area dell'euro". LA GERMANIA E IL FONDO SALVA STATI Un fondo salva-Stati europeo da almeno 700 miliardi di euro: questo il compromesso che si sta delineando per il potenziamento della barriera anti-contagio, il cosiddetto firewall, grazie all'esplicita apertura giunta oggi dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. L'intesa tra i Paesi dell'Eurozona dovrà essere definitivamente trovata alla fine di questa settimana, quando i ministri delle Finanze dei 17 prima e di tutti i 27 poi si incontreranno a Copenaghen per la consueta riunione informale di primavera. Berlino, dopo mesi di resistenza, ha deciso di andare incontro alle sempre più pressanti richieste dei suoi partner trovando il modo di dire sì al potenziamento del fondo senza però essere costretta a chiedere al Parlamento tedesco di tirare fuori altri soldi. Il compromesso prevede che alla dotazione 'basè da 500 miliardi di euro fissata per l'Esm (il fondo salva-Stati che entrerà in vigore il primo luglio prossimo) si possa sommare la disponibilità residua (200-250 miliardi) del fondo Efsf. Quest'ultimo, infatti, invece di essere sostituito dall'Esm (come originariamente previsto) dovrebbe convivere con il nuovo fondo almeno «per qualche anno», come ha detto oggi Merkel facendo capire che questa è la strada percorribile. Una percorso indicato anche dalla Commissione europea insieme alle altre due ipotesi messe sul tavolo dei ministri in vista di Copenaghen: quella minimalista (lasciare le cose così come sono oggi) e quella massimalista (sommare ai 550 miliardi dell'Esm i 440 della dotazione originaria dell'Efsf). È stata scelta la terza strada: dei 440 miliardi dell'Efsf ne sono stati impegnati finora circa 192 per gli aiuti a Grecia, Portogallo e Irlanda; i restanti possono essere usati per rinforzare il firewall. «Auspichiamo fortemente che si arrivi alla definizione delle disponibilità finanziarie» del fondo per fine marzo-inizio aprile, ha detto oggi il ministro per gli affari europei Enzo Moavero ribadendo la posizione italiana. Che vede con favore il ricorso a tutte le risorse ancora a disposizione dell'Efsf. Il varo del Patto di bilancio, ha spiegato il ministro, deve essere accompagnato da un firewall «consistente»: entrambi questi strumenti «sono essenziali per portare fuori dalla crisi l'euro e l'Ue e per essere credibili sui mercati finanziari globali». La mossa europea avrebbe anche il vantaggio di andare incontro alle richieste dell'Fmi, il quale a sua volta potrebbe partecipare con altri fondi al firewall, dandogli così una potenza di fuoco tale da scoraggiare attacchi speculativi. Fiducioso sulla possibilità di trovare per la fine della settimana una «soluzione complessiva» per rafforzare la fiducia dei mercati si è detto pure il commissario Ue agli affari economici e monetari Olli Rehn, il quale si aspetta una «decisione rassicurante» da Copenaghen. Intanto, il portavoce di Rehn, Amadeu Altafaj, ha ribadito l'apprezzamento di Bruxelles per il lavoro intrapreso dall'Italia, dove - ha osservato - si è capito che il consolidamento di bilancio e le riforme «sono due facce della stessa medaglia». Ora i riflettori si spostano sulla Spagna e sulla capacità di Madrid di rispettare gli impegni presi con l'Ue. Un argomento destinato a tenere banco a Copenaghen insieme al potenziamento del fondo salva-Stati.