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Monti avverte: non tiro a campare il governo potrebbe non restare

Il premier Mario Monti al suo arrivo in Corea del Sud

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Non "tirare a campare", non durare per durare: se la linea seguita dal governo non trova il consenso del Paese e delle forze sociali e politiche che lo rappresentano, a partire dalla riforma del mercato del lavoro, Mario Monti lascerebbe palazzo Chigi senza battere ciglio. L'avvertimento ddl premier è durissimo, non lascia adito a dubbi di sorta, e provoca le reazioni di tutti i protagonisti della politica: Angelino Alfano si schiera al fianco del Professore, Pierluigi Bersani che invita a non drammatizzare la parole del premier, Pier Ferdinando Casini che chiude immediatamente la porta a ogni possibile scenario, sottolineando che quello di Monti è l'ultimo governo della legislatura. Da Seoul, seconda tappa del tour asiatico che lo terrà lontano dall'Italia fino al 2 aprile, Monti è netto sulle critiche che arrivano alla riforma del mercato del lavoro: "Il nostro obiettivo è molto più ambizioso che quello della semplice durata. Se il Paese, attraverso le sue forze sociali e politiche non si sente pronto per quello che secondo noi è un buon lavoro, non chiederemo certo di continuare per arrivare a una certa data". Con una frecciata ai politici "di professione": "Finora il Paese è stato molto più pronto di quanto immaginassi" e "se c'è stato segno di scarso gradimento è stato verso altri protagonisti del processo politico, non certo del governo".   Un messaggio, quello di Monti, il cui destinatario per il Pdl è inequivocabilmente il Pd, con Alfano che si intesta la riforma del mercato del lavoro: piuttosto che "una riformetta tra sei-sette mesi", meglio aspettare 12 mesi e l'esito del voto. Non rinunciando a criticare ancora una volta la scelta di procedere per ddl: "Se l'epilogo doveva essere un percorso lungo non valeva la pena di fare un logorante e lungo negoziato preliminare". E invece la vicenda ha preso un'altra piega "come se il coltello avesse difettato dal manico. Oggi abbiamo un disegno di legge che parte già da un compromesso ed è soggetto ad altri compromessi". E dunque "se il governo terrà duro ci troverà accanto, se no meglio aspettare il 2013".   Ma Bersani non cambia posizione: da un lato assicura che "non c'è all'orizzonte una crisi di governo", dall'altro ribadisce che il Pd vuole "portare in porto" la riforma ma anche "discutere in Parlamento e correggere alcune lacune che ci sono". Perché l'obiettivo dei Democratici è tenere insieme "il sostegno convinto al governo che abbiamo voluto e il malumore, l'ansia di tanti cittadini spesso soli davanti alla crisi sociale". Per questo l'invito del segretario Pd, che oggi ha riunito la Direzione del partito vedendo la sua relazione approvata all'unanimità, è alle forze parlamentari perché "abbassino i toni" e "riflettano sui punti controversi" della riforma. Del resto "su qualsiasi iniziativa di questo governo ci sono state modifiche, perché non sul lavoro?". Insomma, "il Paese è pronto", dice replicando alle parole di Monti, ma "bisogna che fra governo, Parlamento, forze politiche ci sia un buon dialogo, che ognuno porti il suo contributo, che non ci sia un distacco tra la situazione del paese e l'azione di governo". Chi invita tutti alla "serietà e responsabilità" è il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, che non vuole neanche immaginare scenari diversi dal governo Monti: "E' l'ultimo governo di questa legislatura". In realtà "non credo che il governo Monti rischi nulla - ha osservato Casini - ma bisogna tenere alta la tensione". Perchè "l'emergenza europea non è finita, c'è una recessione fortissima, tante imprese rischiano di chiudere, tanti giovani non trovano lavoro. Ci sono ancora le condizioni per un grande lavoro da fare". Quanto all'oggetto decontendere, la riforma del mercato del lavoro, il leader centrista non ha dubbi: "Siamo con il governo, siamo d'accordo con quanto ha deciso in sede collegiale il Cdm".  

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