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L'Italia ripartirà solo se ci sarà una politica seria

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Siamo,dicono, di fronte alla fine di una epoca, in declino. La storia, se letta correttamente, ha più fantasia di noi ma soprattutto di quegli economisti buoni ad interpretare il passato ma inadeguati a dare ricette per il futuro. Si cantava di 1000 lire al mese. L'attuale generazione è di 1000 euro. Nelle aule delle università gli studenti sperano in un lavoro che sognano. I laureati non sempre vengono occupati per la loro competenza teorica. Ma il mercato è carente di idraulici, fabbri, elettricisti, falegnami e quant'altro. Che guadagnano più di un laureato sottooccupato o di un disoccupato che cerca lavoro. Il nostro è da sempre un capitalismo sottocapitalizzato. L'immobilismo serve per mantenere privilegi. Si blocca l'innovatività. La società è prigioniera del passato e guarda indietro. L'economia non cresce. Forze politiche e sociali vogliono la modernizzazione del Paese. Questi pensano che le brioches possano sostituire il pane, carente. L'orchestra suona sul Titanic che affonda e nei partiti pullulano comitati di affari. Il fine della politica è nobile ma applicato e percepito male. Burocrati inutili, svogliati cronici, politici incompetenti e disonesti consumano la ricchezza prodotta da pochi che mantengono i più. È bloccata l'attività creativa che non trova sbocchi e l'economia priva di slanci porta all'immobilità. Il Paese ha l'affanno. Se questo è lo scenario del nostro Paese cosa devono fare le genti? Arrendersi? No, perché il mondo è cambiato. Il modello di vita passato non è più attuale. Ci si dovrà adattare alla invasione economica di Paesi non più emergenti ma che, come la Cina, stanno imponendo, per gli scambi, la propria moneta. Sostituendo il dollaro. L'Italia è stato uno dei Paesi fornitori dell'Europa. Per vera vocazione o per farci imporre regole che noi non avremmo mai rispettato? Abbiamo salutato con gioia la globalizzazione che ora subiamo. L'Italia ha risorse per ricchezze ereditate. Vanno sfruttate. L'Italia ripartirà se ci sarà una politica seria. Chi si vuole impegnare per la leadership del Paese lo faccia. Bisogna non arrendersi ma affrontare la sfida per una nuova di società aperta alla meritocrazia ed al sociale.

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