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Roma riprende le quote della Centrale del latte

Centrale del latte, il sindaco di Roma Gianni Alemanno

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Vince il Comune di Roma sulla vicenda della cessione della Centrale del Latte alla Parmalat. Il gruppo di Collecchio dovrà restituire le azioni al Campidoglio. Lo ha stabilito con una sentenza il Consiglio di Stato. La quinta sezione di palazzo Spada ha dichiarato «la giurisdizione del giudice amministrativo sulla domanda restitutoria proposta da Roma Capitale e condannano Parmalat a restituire le azioni della Centrale del latte di Roma alla medesima parte appellante». Il fatto risale al 1999. Quando Sergio Cragnotti alienò alla Parmalat di Calisto Tanzi la società lattiero-casearia laziale, la Centrale del Latte di Roma non poteva essere oggetto di una cessione. Cragnotti aveva acquisito la Centrale del Latte dal Comune di Roma nel 1998, impegnandosi a non vendere la partecipazione del 75% entro i successivi cinque anni. Essendo stato violato quanto disposto a carico dell'acquirente nel contratto di cessione, quell'atto deve essere considerato nullo e conseguentemente la transazione annullata. La questione hanno spiegato i giudici non è di chi siano le azioni della Centrale, ma quali effetti discendano dalla nullità, dichiarata dal Tar del Lazio il 1 giugno 2011, degli atti negoziali con cui nel 1998 il campidoglio cedette il 75% della centrale del latte alla Cirio di Sergio Cragnotti, e della successiva cessione del pacchetto azionario, grazie a una transazione col Comune, alla Parmalat di Tanzi. L'effetto di tale annullamento, secondo Palazzo Spada, è l'obbligo in capo a Parmalat di restituire le azioni al Campidoglio. Questo non esclude che in seguito, qualora il giudice civile riconosca a Parmalat la proprietà delle azioni, possa essere ordinato al Campidoglio di restituire a sua volta le azioni a Collecchio. I giudici rimproverano poi al Comune di Roma di non avere affrontato «di petto» la questione» e di avere tenuto «un atteggiamento attendista e ingiustificatamente prudente, nella sostanza elusivo dell'obbligo» di riacquisire le azioni da Collecchio: «sono mancate adeguate iniziative volte alla riacquisizione del pacchetto azionario tuttora detenuto da Parmalat». D'altra parte, prosegue il collegio, Collecchio «non può invocare alcun acquisto a titolo originario delle azioni della centrale del latte, tanto ai sensi dell'art. 1994 del codice civile (Acquisto in buona fede, ndr), quanto ai fini dell'usucapione a proprio favore, per radicale mancanza in entrambi ai casi del necessario requisito della buona fede» in quanto partecipò alla transazione del 1999, dichiarata nulla dal Tar. Quanto alla decisione del Tar di condannare il comune a risarcire 8 milioni ad Ariete fattoria latte sano, che nel 1998 era in lizza per l'acquisto della centrale, il Consiglio di stato ha confermato il risarcimento, stabilendo tuttavia che l'entità debba essere rideterminata . Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha spiegato che «confermando la pronuncia del Tar la decisione di oggi supplisce a un errore del passato sottolinea ancora una volta come la privatizzazione che l'aveva consegnata a una multinazionale fosse sbagliata».

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